Verona è senz’altro la città veneta più famosa nel mondo dopo Venezia; la principale della “Terraferma” della Repubblica Serenissima; situata in un incrocio viario d’importanza strategica già in epoca romana, nel medioevo uno dei più importanti centri ghibellini. Nelle pagine di questa rivista in passato avevo segnalato gli studi dedicati alla città scaligera da Umberto Grancelli[1] pioniere nella ricerca storico archeologica abbinata alla profonda conoscenza delle fonti tradizionali quali il mito, il simbolo, le narrazioni leggendarie, le saghe e i riti. Mentre l’illustre prof. Massimo Pittau, in questo stesso numero de “La Cittadellà”, ci illustra il risultato della sua ricerca sull’origine del toponimo Verona.
In questo volume, arricchito nel testo di un notevole apparato iconografico, Adriano Gaspani, serio esperto d’archeoastronomia o, come preferisce qualche studioso, di “Astronomia Culturale”, scienza che si occupa dello studio e della comprensione delle conoscenze astronomiche diffuse presso i popoli antichi in tutte le loro forme e aspetti e del loro rapporto con la vita sociale, religiosa e rituale all’interno delle comunità antiche, non si limita ad affrontare le tematiche suggerite dal titolo del libro, ma ci guida anche alla comprensione di questa scienza e dei suoi elementi costitutivi.
Dopo aver affrontato le conoscenze astronomiche delle popolazioni alpine e celto-retiche, passa alla romanizzazione: ripresa a nord del Rubicone dopo la gloriosa ed epocale vittoria dell’esercito romano-etrusco (ed alleati, compresi Veneti e Cenomani) a Talamone (225 a.C.) contro la più grande coalizione gallica mai realizzata contro i Romani. Oltre alle classiche nozioni sulla centuriazione romana affronta con cognizione di causa “Il simbolismo del Centro e la ripartizione dello Spazio Sacro”[2], “Il simbolismo sacro nella fondazione di una città” ed “Il simbolismo astronomico del Templum Etrusco”.
Passando allo specifico veronese: “Gli storici e gli archeologi hanno avanzato molte ipotesi in relazione al primo popolamento dell’area: il primo nucleo dell’insediamento è stato attribuito ai Reti, ma anche agli Etruschi, ai Paleoveneti, ai Galli Cenomani e, ovviamente, per ultimi, ai Romani che contribuirono in maniera determinante allo sviluppo urbano senza però modificare la struttura urbana dell’insediamento stabilita in origine dalle popolazioni locali” (p. 119).
Luigi Pellini ci aveva anticipato nella sua introduzione: “I Romani, che costruirono la città ‘nuova’ dentro l’ansa dell’Adige, si allinearono con la loro razionalità sugli antichi punti di riferimento posizionando i propri monumenti, le opere urbane e i levigati marmi, nel rispetto delle antiche tracce. Un patrimonio oltretutto mitico e simbolico che fa da cornice ad un insediamento urbano nato sotto due stelle opposte e luminose” che “coincidono con l’alba del solstizio d’estate e il tramonto del solstizio d’inverno” (p. 9).
Gaspani conclude dimostrando la non casualità di questa scelta. “La direzione della levata del Sole al solstizio d’estate si inquadra nel settore del templum etrusco maggiormente positivo e fausto: la ‘regiones summa felicitas’ corrispondente al III settore il quale era dominato da Iuppiter, divinità che quindi diventava automaticamente protettore della città” (p. 169).
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ADRIANO GASPANI, Verona. Origini storiche e astronomiche, Vita Nova, Verona 2009, pp. 184, € 20,00.
[Originariamente pubblicato in: “La Cittadella”, IX, n.s., 34, apr.-giu. 2009, pp. 80-81.]
Note
[1] Cfr. M. E. Migliori, La valigia del lettore, in La Cittadella, 27 n.s., lug.-set. 2007, 68-71.
[2] Stranamente nel suo excursus non ricorda il Campidoglio e la sua simbologia assiale.
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