A distanza di secoli, gli insegnamenti di certi filosofi, di certi pensatori, hanno una forza e una profondità intatte, neppure scalfite dal tempo che passa. È il caso soprattutto di alcuni pensatori dell’antichità, dei quali il trascorrere delle stagioni ha lasciato intatti messaggio e filosofia, ammantandoli solo di una lieve patina d’antico. Alcuni di questi autori hanno avuto anche un’influenza nei secoli successivi, perché l’onda lunga delle loro riflessioni ha magari influito sullo sviluppo di sistemi dottrinari e sul pensiero.
Il richiamo agli antichi è tornato spesso, in certi periodi storici, magari anche fecondi di intuizioni, di grandi uomini, di profonde innovazioni. Talvolta si tratta di riproposizioni cicliche nel pensiero dell’uomo. E così, non soltanto nel Rinascimento il richiamo alla classicità fu forte, ma già nel terzo secolo dopo Cristo il filosofo egizio Plotino si rifaceva a Platone tanto da essere considerato, in seguito, capofila del neoplatonismo.
Filosofo fondamentale dell’epoca in cui viveva, ha lasciato echi profondi anche nelle successive. E a Plotino il pugliese Marcello Veneziani, politologo e giornalista, ma anche studioso di filosofia, ha dedicato una “autobiografia” (Vita natural durante, Marsilio ed., pagg. 149, L. 24.000) nella quale, a metà fra poesia e ricostruzione storica, esprime, in maniera semplice, le meditazioni sui cardini del sistema filosofico plotiniano. È un genere saggistico-letterario (perciò il libro è stato inserito dall’editore nella collana dei romanzi) che solitamente viene utilizzato per dare un’immagine “in presa diretta” di un grande personaggio, come Chateaubriand fece Napoleone Buonaparte con le Memorie d’oltretomba.
Con una scrittura piana, e capace al tempo stesso di suscitare riflessioni ed emozioni, Marcello Veneziani ha dato alle stampe questo libro, sicuramente uno dei suoi migliori, nel quale ripercorre la vita e il pensiero, in forma dialogica e riflessiva dell’io narrante, del filosofo egiziano grande interprete di Platone, che rappresentò, nel terzo secolo dopo Cristo, il canto del cigno dell’antichità classica. Compì una grande sintesi della filosofia greca non priva di consonanze con la filosofia orientale, egizia per l’esattezza, come alcuni secoli prima era successo con Zenone lo stoico e Pirrone.
Ma all’epoca di Plotino, Roma era il centro culturale dell’Occidente, dove si registrava anche una ripresa della filosofia greca. In particolare, c’erano i tentativi di congiungere la filosofia greca con la Bibbia e nel frattempo il Cristianesimo stava conoscendo una forte espansione. Plotino ripropose il pensiero greco come la suprema forma di sapienza e prese le distanze dal Cristianesimo, considerato una delle forme inferiori del sapere.
Marcello Veneziani, in questo diario di una vita, dove i dialoghi, scritti con un taglio lirico, sono frutto di invenzione, ma i contenuti fedeli al pensiero di Plotino, ripercorre l’intensa esistenza di questo filosofo che nacque a Licopoli, nel 205 dopo Cristo. Filosofo del bello, Veneziani-Plotino, nel libro IV del libro, il capitolo sulla bellezza (ricalcando anche nel libro la struttura delle Enneadi di Plotino) raggiunge vette di particolare pienezza nel dialogo con Cipriano. Partendo da Licopoli, raggiunta la maturità, partì per Alessandria, Antiochia, Rodi, Roma e Minturno. Ma anche i racconti della sua vita da bambino, a Licopoli, sono pregni di pensieri profondi (ad esempio, la processione del dio morto lungo il Nilo, che apre lo spazio alle riflessioni del fanciullo sulla fatalità del morire e quindi di accettare il proprio destino).
Quando Plotino crebbe, decise di abbandonare la terra natìa, sottolineando che “i legami naturali invocavano la mia presenza, i legami soprannaturali reclamavano la mia partenza” anche perché “andarsene è l’unico modo per abitare nel cuore dei luoghi che altrimenti vedremmo morire intorno a noi”.
Andò ad Alessandria, dove, dopo una certa delusione iniziale, ebbe la fortuna di incontrare il filosofo neoplatonico Ammonio Sacca, alla scuola del quale, insieme a Origene ed Erennio, rimase per undici anni. Plotino non fu soltanto uomo di pensiero, ma anche d’azione: infatti, a 39 anni, decise di partire con l’imperatore Gordiano per una campagna militare contro i persiani. E qui, in un dialogo dell'”autobiografia” di Veneziani-Plotino, il filosofo espone le proprie idee sulla guerra. L’imperatore fu sconfitto e Plotino fuggì per raggiungere Roma. Lì, al centro dell’impero, fondò una scuola che fu frequentata anche dall’imperatore Gallieno e da vari senatori.
Non intendeva divulgare l’insegnamento del suo maestro Ammonio e per questo non voleva scrivere, poi fu dissuaso dai suoi discepoli (anche perché Erennio aveva nel frattempo divulgato la dottrina), e così scrisse le Enneadi che furono poi ordinate e sistematizzate dal discepolo Porfirio.
Il libro si conclude con riflessioni sulla rinuncia all’amore terreno per quello superiore, quello del Cielo e sul difficile tema del suicidio. L’ultimo capitolo, Minturno o del tramonto, narra della fine di Plotino, della concezione classica della morte, della necessità che la scintilla del divino che alberga in Plotino, e in ognuno di noi, si ricongiunga con il divino che è nell’Universo, nell’altro mondo. Di particolare intensità, sempre nell’ultimo capitolo, il dialogo fra lui e Origene, giunto quest’ultimo alle ultime sue ore di vita terrena. Entrambi erano figli della filosofia di Platone, ma le loro strade erano ormai differenti da tempo.
Marcello Veneziani tratteggia un pezzo di classicità non privo di paralleli con il mondo moderno, con le domande che molti tuttora si pongono, e colloca nello spazio di una vita (che Plotino definiva poco importante nel computo della storia dell’Universo) risposte ancora attuali.
* * *
Marcello Veneziani, Vita natural durante (IBS) (BOL)
Tutti i libri di Marcello Veneziani (IBS) (BOL)
Tutti i libri di Plotino (IBS) (BOL)
Tratto da La Gazzetta del Mezzogiorno dell’8 dicembre 2001.
Lascia un commento