Nella vasta produzione libraria di Andrea Carandini finalmente un libro che si fa leggere con semplicità e passione. L’Autore, come recita il sottotitolo, affronta per bocca dei due personaggi qualificati (un archeologo e uno storico, le cui esposizioni s’intersecano, con metodo che ci ricorda quello degli autori classici nei cui libri le varie teorie erano esposte dal dibattito di più personalità) le problematiche inerenti alle origini a Roma del diritto, della politica e dello stato. Storia paradigmatica per tutto l’Occidente dal momento che con la constitutio Romuli (praeclara la definirà Cicerone), un dispositivo sacrale-giuridico-politico-statale, i vari corpi della comunità (il re, l’aristocrazia e il popolo) riescono a convivere mitigando il potere centrale entro un’unica organizzazione definita dagli antichi “costituzione mista”. Ed è proprio questa difficilissima arte di essere concordi al di sopra delle discordie, di dividersi senza considerarsi nemici che per Carandini costituisce la “sindrome occidentale”.
A proposito di costituzione: i rituales libri degli Etruschi formerebbero “il manuale costituzionale di allora: rituales nominantur Etruscorum libri, in quibus perscriptum est… quomodo tribus, curiae, centuriae distribuantur, exercitus constituantur, ordinentur, ceteraque eiusmodi ad bellum ac pacem pertinentia (Verrio Flacco in Festo)” (p. 83).
Com’è noto Carandini non disconosce le antiche fonti e i miti originari dell’urbe, negletti dall’ipercritica, ma li ha rivivificati con i riscontri delle sue scoperte archeologiche. Giuste ci paiono certe considerazioni di metodo: “A interessarsi al mondo pre-civico sono stati soprattutto gli storici del diritto, i proto-storici e gli etruscologi. Si tratta ora di combinare queste conoscenze, rimaste per troppo tempo isolate negli specialisti, facendole finalmente percepire a archeologi classici, storici della politica e storici delle religioni” (p. 76). Abbiamo, anche, piacevolmente notato citazioni positive da Nietzsche e Spengler.
Nella postfazione il noto archeologo conferma di guardare oggi con speciale gratitudine agli storici del diritto romano “perché sono arrivati, più degli altri storici, a individuare, entro fonti letterarie anche tarde, residui di notizie che provengono dalle profondità di Roma. Hanno toccato i medesimi primordi che gli archeologi hanno smontato per azioni, attività e periodi… Si sono create così le premesse per una “teoria unificata” della prima Roma, in cui possano riconoscersi archeologi della protostoria, archeologi dell’età classica, storici del diritto e un numero crescente – ci auguriamo – di storici della politica” (p. 127).
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Andrea Carandini, Sindrome occidentale. Conversazioni fra un archeologo e uno storico sull’origine a Roma del diritto, della politica e dello stato, Il Melangolo, Genova 2007, pp. 144, € 15,00; questa recensione è stata originariamente pubblicata in “Arthos”, n.s., 15, p. 128.
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