Bisogna ammettere che Ernesto Roli ha portato a termine un lavoro veramente dettagliato (1), riuscendo a districarsi ed a far districare il lettore attento fra la complessa e mutevole situazione degli stati e dei popoli gravitanti e presenti fra il Peloponneso, l’Egeo e l’Anatolia tra il XVI ed il XII secolo avanti l’e.v. di cui i famosi “Popoli del Mare” ne costituiscono solo una parte.
Che ci dovesse essere un qualche legame tra la caduta dell’impero Ittita e la distruzione della sua capitale Hattusa con la mitica caduta di Troia ne avevo il sospetto da quando, circa un paio d’anni fa, approfondii le mie conoscenze di questo gran popolo indoeuropeo. Per cui il libro di Roli, almeno col sottoscritto, ha spalancato una porta già in parte aperta.
Omero avrebbe tenuto conto per il suo poema “di almeno due avvenimenti storici accaduti in Anatolia pre e post-ittita che hanno coinvolto due città: Hattusa e la Wilija cretese, trasposta dopo il 1180 da profughi cretesi nella Troade. Si deve pertanto parlare di due guerre entrambe legittime, accorpate nell’Iliade” (p. 91).
“La prima guerra, il nucleo storico della materia omerica, è – afferma Roli – senz’altro fornito da alcuni avvenimenti accaduti negli ultimi anni dell’impero ittita tra alcuni stati egeo-anatolici: Arzawa, alleato degli Ittiti di Suppiluliuma II da una parte e lo stato di Ahhijawa (2) a Creta dall’altra. Il contenzioso è dato dal possesso dell’isola di Alasija (Rodi), che è la Elene di Omero, isola importantissima per il controllo dei traffici tra oriente ed occidente. Gli Ittiti, infatti, in questo momento sono impegnati in una guerra contro Alasija che occupano. Subito dopo vi è il crollo. Gli Ahhijawa organizzano, infatti, una lega abbracciante tutti i popoli cretesi per recuperare l’isola. In seguito a carestie, i Popoli del Mare invadono l’Anatolia e distruggono Hattusa (1180)” (p. 91). Mentre la seconda guerra riguarda gli avvenimenti bellici, della colonizzazione eolica, tra Greci e la città da loro conosciuta col nome di Wilios dopo l’insediamento d’alcuni profughi cretesi (Teucro) di Wilios. Spiegandosi così anche il perché la città sia chiamata indistintamente con le due forme: Troia e Ilio. “Lo scopo di Omero è quello di nobilitare la conquista da parte dei coloni greci (Achille), di tale città” (p. 91). Naturalmente il Nostro non si limita ad affermare, ma organizza le fonti storiche, i dati mitologici, le “prove” archeologiche e linguistiche. Tra l’altro il termine omerico Troie “non è altro che la trasformazione rotacizzata di *Tosie, che è da *Atosie, a sua volta vocalizzazione greca di Hattusa, capitale dell’impero ittita” (p. 105).
Come ci aveva guidato fra le popolazioni e le formazioni statali anteriormente alla caduta e disgregazione dell’impero ittita, così l’Autore ci guida capillarmente tra le migrazioni belliche conseguenti a quest’evento epocale. Dopo il ripiegamento in Armenia e in Anatolia centro settentrionale ed occidentale delle tribù fermate dagli Assiri, le popolazioni luvite sono costrette “ad emigrare verso l’Europa (Achei, Danai, Dardani, Teucri, Misi, ecc.) diffondendosi in Grecia, nei Balcani, in Tracia, in Illiria, in Dacia e lungo le coste del Mar Nero. Anche l’Italia è toccata da questa formidabile migrazione” (p. 108). Come non ricordare i Veneti ma anche coloro che daranno origine al popolo dei Rasena, termine col quale si definivano gli Etruschi (3), o i Pelasgi, e probabilmente i Sardi (Sherden) ed i Siculi (Shekelesh).
Nell’Appendice sono affrontati le problematiche inerenti “Le Amazzoni”, “La geografia omerica” – fugando recenti “fantasie”, “pur di valenti ricercatori, tendenti a collocare le vicende narrate in Omero nel Mar Baltico” (p. 9) e “L’Atlantide”.
Un libro da non perdere e che non dovrebbe mancare nelle nostre biblioteche.
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Ernesto Roli, La Caduta dell’Impero Ittita e la Guerra di Troia. Omero nell’Egeo, Palombi Editori, Roma 2005, pp. 192, € 12,00 (IBS) (BOL) (LU).
Note
1) Il libro meriterebbe un adeguato indice analitico.
2) “… i misteriosi Ahhijawa (popolazione citata nei testi anatolici), che non sono altro che gli Achei dei poemi omerici, che però non vivono in Grecia bensì a Creta” (Omero? Cerchiamolo nell’Egeo. A colloquio con Ernesto Roli, intervista curata da Vittorio Vallemani, in “La Cittadella”, VI, n.s., 22, 2006, [pp. 8-17] p. 10).
3) Tra l’altro il Roli ha partecipato a diverse campagne di scavo nell’Etruria meridionale approfondendo nel contempo il problema delle origini degli Etruschi (di questa trimillenaria questio è probabile che si occupi specificatamente in un suo prossimo libro).
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