Le profezie di 1985

Bev Jones, insegnante di storia, vive nella Londra del 1985, una città in gran parte islamizzata: Elisabetta II ha abdicato e regna Carlo III, ma i paesi arabi ricattano l’Inghilterra con le forniture di petrolio e stanno assumendo il controllo del paese. Truppe algerine di lingua francese occupano isole britanniche nella Manica dove instaurano una teocrazia musulmana, mentre gli sceicchi prendono ragazzine minorenni inglesi come concubine. I sindacati sono onnipotenti e, con i loro scioperi a oltranza, paralizzano la vita sociale ed economica inglese al punto che i pazienti di un ospedale muoiono in un incendio a causa di uno sciopero dei pompieri. Tutti i lavoratori sono inquadrati in sindacati che hanno un potere immenso, i padroni privati stanno sparendo e quasi tutte le attività sono statali. Il governo elabora una “neolingua” chiamata “inglese dei lavoratori”, una lingua estremamente semplificata che riflette l’appiattimento del pensiero, e le città sono tappezzate da manifesti che rappresentano “Bill il Lavoratore” (una figura che richiama Stachanov). Bev ha una figlia di 13 anni con qualche ritardo mentale che passa il tempo a guardare la TV e a masturbarsi: la fanciulla si intrufola nuda nel letto del padre il quale le spiega che il sesso incestuoso è una cosa malsana! Bev decide di cambiare lavoro e comincia a fare l’operaio in una fabbrica di cioccolato perché non vuole insegnare nella scuola ideologizzata di regime. Le città sono infestate da bande di teppisti minorenni e sono frequenti le violenze sessuali pederastiche. Ci sono oppositori del regime che si riuniscono in segreto e che cercano di diffondere informazioni alternative, ma i dissidenti vengono rinchiusi in manicomio. La popolazione inglese più reattiva è divisa fra coloro che tentano iniziative per opporsi al sistema e quelli che sono affascinati dalla forza morale dell’Islam nei confronti di un Occidente sprofondato in uno stato di degenerazione irrecuperabile. A Londra si sta costruendo una grande moschea che viene presentata anche come tempio ecumenico. I lavoratori entrano in sciopero e la polizia li disperde, mentre per proseguire i lavori vengono utilizzati crumiri arabi. Alcuni scioperanti assaltano i quartieri islamici e vengono accusati di razzismo… Come sarà il futuro dell’Inghilterra?

Questi, in sintesi, sono gli ingredienti di 1985, racconto distopico di Anthony Burgess, il geniale autore di Arancia meccanica. Il libro 1985 viene pubblicato nel 1978 e il titolo richiama ovviamente 1984 di Orwell (il libro è stato tradotto in italiano col titolo 1984 – 1985 nel 1979). In 1985 Burgess intendeva confrontarsi idealmente col maestro della distopia. 1985 è diviso in due parti: una contiene il racconto fantapolitico sull’Inghilterra del futuro e l’altra contiene brevi saggi e riflessioni sull’opera di Orwell e sulle ipotesi di futuri cambiamenti sociali e politici.

Burgess immaginava un controllo sempre più capillare sulla vita dei cittadini (lui stesso racconta che la CIA aveva messo sotto controllo il suo telefono durante la sua permanenza a Roma) e notava anche come già nell’Utopia di Tommaso Moro ci fosse il germe del controllo sociale. Un capitolo di 1985 è dedicato al censimento inglese del 1971: un momento importante nella storia del Regno Unito perché rappresentò la prima intrusione dello stato nella vita privata di tutti i cittadini, con tanto di multa per chi non rispondeva alle domande. Burgess prevedeva anche che in futuro i termini considerati razzisti o omofobi sarebbero stati vietati per legge. Questi termini erano già considerati tabù quando il nostro autore scriveva e occorre notare che all’epoca non si utilizzava ancora il termine “omofobia”, capolavoro della neolingua politicamente corretta entrato nell’uso comune all’inizio del XXI secolo.

Del resto già nel 1962 nel romanzo The Wanting Seed (Il seme inquieto), Burgess prefigurava una società governata da omosessuali nella quale le persone eterosessuali erano soggette a rigorosi controlli e limitazioni… Il tema dell’omosessualismo cominciava ad emergere negli anni ‘60 e Burgess ha avuto modo di osservare i primi segnali di questo nuovo fenomeno sociale, che oggi ha assunto la portata di un evento messianico! Inoltre non mancano pagine sarcastiche dedicate ai grotteschi tentativi di femminilizzare il linguaggio: istanze che l’autore inglese prevedeva negli anni ‘70 e che oggi trovano spazio anche a livello istituzionale…

Secondo Burgess il futuro vedrà l’eliminazione dei legami sentimentali e famigliari, la perdita del diritto di scelta morale, il trionfo della “logocrazia”, ovvero della capacità di esprimere concetti contraddittori accettandoli entrambi (il bipensiero di Orwell). Si trovano poi osservazioni sul romanzo Noi di Zamjatin, considerato il più diretto antecedente di 1984, nonché riflessioni sull’influenza del pensiero anarchico e delle teorie di Pavlov e Skinner in relazione all’applicazione sociale dei riflessi condizionati.

Possiamo chiederci fino a che punto siano state precise le profezie di 1985. Gli eventi si svolgono in un arco di tempo molto stretto: il libro viene pubblicato nel 1978 e immagina eventi che si svolgono circa sette anni dopo, ma occorre considerare che l’anno scelto come titolo del libro era un intenzionale richiamo al romanzo di Orwell. Burgess era un conservatore inglese e nel momento in cui scriveva era colpito dal potere delle organizzazioni sindacali che negli anni ‘70 avevano una notevole capacità di mobilitare i lavoratori. In realtà di lì a poco i sindacati avrebbero ingaggiato contro Margaret Thatcher una prova di forza dalla quale sarebbero usciti irrimediabilmente sconfitti. Inoltre si era ancora in piena guerra fredda e c’era in Occidente un persistente timore per la diffusione di idee collettiviste. Burgess tuttavia è riuscito a individuare il tema dell’immigrazione come asse portante del dibattito politico dei tempi a venire.

Come si è detto il nostro autore immagina addirittura che ci siano scontri fra gli scioperanti inglesi e i magnati musulmani che hanno commissionato i lavori per la moschea. In realtà le cose non sono andate proprio in questo
modo: l’opinione pubblica si è lasciata ipnotizzare dalla propaganda antirazzista che si è rivelata un eccellente anestetico per far dimenticare i diritti sociali. Il neoliberismo ha utilizzato proprio l’antirazzismo per attaccare i diritti dei lavoratori, spesso con l’entusiastico consenso di questi ultimi. Come sempre accade la letteratura distopica alterna sorprendenti anticipazioni sul futuro a clamorosi abbagli… Del resto gli avvenimenti degli ultimi decenni sono stati talmente assurdi da superare gli sforzi immaginativi delle più fervide fantasie!

Il titolo che conclude la sezione di saggi di 1985 è indicativo: “La morte dell’amore”. E, potremmo aggiungere oggi, “Il trionfo dell’odio”, poiché la morale del rancore e della vendetta che anima le ideologie progressiste ha ormai assunto valenza normativa.

Anthony Burgess, 1985, Serpent’s Tail, p.219 1985 – Serpent’s Tail (serpentstail.com)
Anthony Burgess, 1984 & 1985, Editoriale nuova, 1979, p.355

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Michele Fabbri ha scritto il libro di poesie Apocalisse 23 (Società Editrice Il Ponte Vecchio, 2003). Quella singolare raccolta di versi è stata ristampata più volte ed è stata tradotta in inglese, francese, spagnolo e portoghese. Dell’autore, tuttavia, si sono perse le tracce… www.michelefabbri.wordpress.com
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