Nei primi giorni del mese di maggio 1945 una dozzina di SS francesi, quasi tutti provenienti da ricovero ospedaliero, si arrendono alle truppe americane. Gli Americani internano i Francesi insieme con i prigionieri tedeschi nella caserma degli Alpenjäger di Bad Reichenhall (località termale di modeste dimensioni sull’autostrada Monaco – Salisburgo, sottoposta al consueto bombardamento terroristico anglo-americano alla fine dell’aprile del 1945). Il 6 maggio 1945 giungono nella cittadina truppe francesi della Seconda Divisione corazzata comandata dal Generale Leclerc. I prigionieri francesi, avutane notizia, cercano di allontanarsi dalla caserma e raggiungono un boschetto vicino, ma vengono scoperti e accerchiati. Il Generale Leclerc, giunto al loro cospetto, li apostrofa rimproverandoli per il fatto che essi indossano la divisa germanica. Le SS francesi gli rispondono facendogli notare che egli indossa la divisa americana. Risentito per tale “atteggiamento insolente”, Leclerc decide di fucilare i dodici francesi. Condanna a morte senza giudizio di un tribunale, nemmeno improvvisato. L’esecuzione non deve lasciar traccia…
Il Generale Leclerc si limita a concedere loro assistenza religiosa. Viene deciso che l’esecuzione avvenga a gruppi di quattro alla volta. Essa ha luogo l’otto maggio, il giorno della resa della Germania, considerato il giorno della fine della guerra in Europa. Durante il pomeriggio i prigionieri vengono condotti su camion a Karlstein, in una radura denominata Kugelbach. Informati che saranno fucilati alla schiena, protestano violentemente rivendicando il diritto di essere fucilati al petto. Il Padre Maxime Gaume riceve l’ordine di assisterli: sarà l’unico testimone e colui che cercherà di informare le famiglie. Il giovane tenente designato a comandare il plotone d’esecuzione, costernato di dover eseguire un tale ordine, è tentato di disobbedire ma decide poi di obbedire, cercando però di parlare con rispetto ai morituri. La fucilazione avviene, come stabilito, a gruppi di quattro in modo che le SS vedano cadere i propri Camerati prima di loro, ad eccezione dei primi quattro. Tutti rifiutano la benda e cadono coraggiosamente gridando “Vive la France!”. I cadaveri furono lasciati sul terreno e sepolti sul posto da soldati americani solo tre giorni dopo. Furono piantate croci di legno poi sparite. Il 2 giugno 1949 i corpi furono esumati e traslati nel cimitero comunale di Bad Reichenhall, gruppo II, fila 3, numeri 81 – 82, dove si trovano tuttora.
Nella fotografia, tra le dodici SS davanti a Leclerc si riconoscono: l’ultimo della prima fila è il tenente Paul Briffaut della Legion des Volontaires Francais (gruppo di volontari francesi arruolatisi a fianco della Wehrmacht per la campagna contro il bolscevismo) ferito sul fronte russo nel settembre del 1944. Tra gli altri, appartenenti alla divisione Waffen-Grenadier delle SS “Charlemagne”, si riconoscono il penultimo che è l’Unterstürmführer Robert Doffat; l’ultimo della seconda fila, del quale si vedono la nuca e la spallina d’ufficiale, è l’Oberstürmführer Serge Krotoff. L’unico altro conosciuto è Jean Robert: degli altri otto non si conoscono i nomi. Due rami di betulla incrociati ornano la tomba dei dodici caduti della Divisione Waffen-Grenadier delle SS “Charlemagne”. Sul muro del cimitero vi sono tre lapidi: la prima reca l’emblema della Divisione, i nomi di quattro caduti e l’indicazione che otto sono sconosciuti; la data di morte (8 maggio 1945) e il nome di un altro volontario francese, Raymond Payras, morto in combattimento nella stessa zona e negli stessi giorni, qui sepolto; la seconda reca il Tricolore francese e il motto, in lingua francese: “Il tempo passa, il ricordo resta”; il terzo reca il Giglio di Francia, dodici fiori a ricordo dei 12 fucilati e la dedica:
“Ai dodici valorosi figli della Francia che l’8 maggio 1945 a Karlstein da prigionieri furono uccisi dal vincitore senza processo.”
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Il brano è tratto da “La Legione” n. 1 del 1998 ed inserito in appendice al romanzo di Saint-Paulien I Leoni morti uscito in Francia nel 1958 e tradotto in prima edizione dalla casa editrice Il Corallo nel 1985, ristampato nel 1999 e nel 2002 dalla casa editrice Ritter (Ritter, C. P. 1791 – 20170 Milano Tel. 02 201310). Saint-Paulien è lo pseudonimo di M.I. Sicard, che giovanissimo, fu il braccio destro di Jacques Doroit, il presidente del “Parti Populaire Francais“, considerato dal 1936 al 1945 il partito “fascista” francese per eccellenza. Sicard, nel 1946, fu condannato ai lavori forzati a vita: si consegnò volontariamente alla polizia francese nel 1957 e fu quindi amnistiato. Romanziere, storico, saggista, critico e grande corrispondente, è stato premiato due volte dall’Accademia Francese per la sua attività di storico. I leoni morti appartengono anch’essi alla storia, pur se l’Autore definisce “romanzo” questa sua opera, che venne così giudicata dal colonnello delle SS Otto Skorzeny nella rivista tedesca “Das Ritterkreuz”, organo dei Cavalieri della Croce Tedesca: “Posso affermare che gli ultimi combattimenti svoltisi attorno alla Cancelleria del Reich sono descritti da Saint-Paulien con rigorosa esattezza”.
Sul libro e la sua storia vedi anche l’interessante sito http://www.ileonimorti.it E-mail: ileonimorti@ileonimorti.it
Un bellissimo video sul caso Karlstein è stato prodotto in Germania: anche per coloro che non comprendono la lingua tedesca (può essere richiesto anche in francese) ne raccomandiamo l’acquisto per le commoventi immagini, le interviste e le riprese della commemorazione che ogni anno si tiene in ricordo dei caduti. Il video della durata di circa 80 minuti costa 34 euro e può essere richiesto presso:
Manfred Thorn, Peter-Henlein Str. 5, D 90443 Nürnberg Tel 0049 911 421719 o presso l’Antiquariat Buchhandlung Schmidt, Postfach 8, D 72402 Bisingen – Tel. 0049 7476 1609 Fax 0049 7476 3458
cataldo laneve
eroi e soldati eroi!!!!!!
carlo malavasi
un militare di alto grado Generale che si lascia imbestialire dalla piu cieca collera per un risposta logica ed equilibrata data da un prigioniero e che dispone immediatamente di togliera la vita a lui e ai suoi compagni e li fa fucilare con la particolare perfidia che gli suggerisce la malata fantasia criminale per organizzare il suo tragico spettacolo di morte . altro che eroe e un farabutto della peggior specie .
Roberto
verisimo! Però costui era dalla parte dei vincitori, e per tanto sarà sempre considerato "un grande eroe". Comunque dei francesi non ho grande stima. Il contributo loro alla vittoria degli alleati é vicino allo zero. Inoltre si sono fatti invadere in meno di tre mesi. Per cui..silenzio!