Gilberto Oneto è la punta di diamante dell’indipendentismo padano. Il suo libro L’invenzione della Padania, edito nel 1997, non mostra affatto i segni del tempo, ed è ancora oggi un testo estremamente attuale. In questo saggio Oneto descrive le ragioni che fondano la coscienza identitaria della Padania, rifiorita a partire dagli anni ’90, cioè proprio quando gli oligarchi mondialisti hanno dato un deciso impulso al processo di globalizzazione. Infatti il passaggio di poteri dai vecchi stati nazionali alle istituzioni internazionali ha prodotto come contraccolpo la rinascita del senso di appartenenza alla comunità locale: per la prima volta nella storia della Repubblica italiana il tema dell’identità etnica si è imposto all’attenzione dell’opinione pubblica, sfuggendo all’occhiuto controllo della classe dirigente. Proprio per inquadrare il dibattito di idee sull’argomento, Oneto precisa la distinzione fra stato e nazione: lo stato è una struttura burocratica che esercita il suo potere sugli individui che risiedono su un dato territorio, la nazione è un gruppo sociale formato da persone che hanno origini, lingua, usi e costumi simili, e che vogliono affermare questa comunanza.
Già in questa distinzione di base si delinea il carattere artificiale di molti stati moderni, e in particolare dello stato italiano, che più di altri ha carattere composito. Oneto delinea il concetto di identità organiche vere, cioè fondato su un effettivo sentimento di appartenenza comune di cui si trova traccia già in epoche molto antiche: per i Greci e per i Romani l’attuale Padania era la Gallia Cisalpina, caratterizzata dalla presenza di popolazioni celtiche. Proprio l’insediamento celtico ha dato l’impronta fondamentale a questo territorio, trasmettendo alle genti padane i valori culturali e spirituali di questa grande civiltà, ma purtroppo anche i limiti che l’hanno caratterizzata: in primo luogo la difficoltà di creare una struttura federata che potesse dare alle tribù celtiche la possibilità di fronteggiare efficacemente gli invasori romani. Un altro evento che ha segnato in maniera indelebile l’identità padana è stato l’arrivo dei Longobardi: in questo momento decisivo i Longobardi fronteggiano i Bizantini, eredi dell’Impero Romano, per il dominio sulla penisola. I Longobardi, stabilmente insediati in Padania, si diffondono a macchia di leopardo sulle altre zone della penisola, creando in questo modo un importante fattore di differenziazione fra la Padania e le altre parti d’Italia. Queste vicende storiche hanno prodotto importanti differenze linguistiche fra i popoli che abitano la penisola italiana: i dialetti settentrionali hanno marcate origini celtiche e germaniche che non hanno mancato di far sentire le loro influenze anche sulla lingua italiana parlata nelle regioni del Nord: il libro documenta con cartine, grafici e apparato iconografico l’assetto etnico e culturale della Padania. Oneto individua anche i riferimenti mitici che hanno risvegliato l’identità padana: i simboli celtici, ampiamente diffusi in tutta l’area padana, il richiamo a vicende storiche come la battaglia di Legnano che ha visto le città padane unirsi contro un nemico comune e, ancor di più, la gloriosa battaglia di Lepanto che ha salvato l’Europa dalle orde dei turchi con il contributo decisivo di veneziani e genovesi.
Nel corso dei secoli le città padane si sono sempre distinte per vivacità intellettuale e per spirito imprenditoriale, e le popolazioni padane sono sempre state capaci di forme di organizzazione comunitaria che caratterizzano la Padania come un fenomeno di nazionalismo sociale. La Padania è una delle comunità più produttive del mondo, ma purtroppo ha beneficiato in misura minima delle sue grandi potenzialità, poiché la classe dirigente italiana ha messo in atto una vera e propria rapina fiscale ai danni di questo territorio e, come se non bastasse, ha fatto il possibile e l’impossibile per sfigurare l’identità etnica della Padania, violentando il territorio per mezzo di flussi migratori sapientemente manovrati: la Padania, colonizzata da prefetti, magistrati e poliziotti di origine meridionale, è praticamente sottoposta a occupazione militare. Poi, con l’invasione extracomunitaria, si è abbattuto un ulteriore diluvio di elementi allogeni sulla Padania e su tutta l’Europa, che ha dato origine a problemi di ordine pubblico ormai ingestibili. Lo stato italiano considera i cittadini come vittime sacrificali da immolare sull’altare massonico della società multirazziale, e utilizza le masse di immigrati clandestini come colpi di maglio per travolgere la società civile padana e piegarla ai capricci dell’ideologia mondialista.
Tuttavia la storia a volte è capace di rivolgimenti inaspettati e niente affatto graditi ai burattinai che tirano i fili delle marionette nel teatrino osceno della politica italiana: gli oligarchi pensano di aver soffocato ogni tentativo di rivolta nella popolazione padana, ma le radici profonde non gelano e l’albero può ancora dare buoni frutti…
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Gilberto Oneto, L’invenzione della Padania. La rinascita della Comunità più antica d’Europa, Foedus Editore, Bergamo, 1997, pp.228, euro 10,00.
Ennio Di Prinzio
Mi chiamo Ennio Di Prinzio.Sono nato in Liguria ma di origini abruzzesi.Concordo con tutto quanto scritto sopra.Indubbiamente già i Romani sentivano la necessità di marcare la differenza tra l'Italia peninsulare e la Gallia Cisalpina,resta famosa la frase di Giulio Cesare "il dado è tratto" oltrepassando il rubicone.Obbiettivamente chi arriva dall'Italia centrale o da quella meridionale percepisce immediatamente una comune origine e caratterizzazione linguistica delle regioni settentrionali che pur nelle loro differenze vengono percepite come una macro regione dal Piemonte al Friuli.Beh in ogni caso non tutti i nordici d'Italia stanno al nord poichè già i Romani per meglio tenere a bada i Celti fondarono molte colonie nell'Italia settentrionale e trasferirono ad esempio molti liguri nel Sannio.Allo stesso tempo anche il centro-sud ha avuto le invasioni barbariche di stirpe germanica e per ultimo i Normanni.Io infatti da buon abruzzese sono alto biondo con gli occhi azzurri e sembro un tedesco non solo nell'aspetto ma anche nel modo di pensare.