Abbiamo visto che l’epica delle invasioni d’Irlanda presenta alla base un mito formativo. I vari popoli che vengono a popolare l’isola contribuiscono ciascuno ad aggiungere degli elementi che finiranno per costituire sia gli elementi orografici del paesaggio, sia gli elementi culturali della società umana, così come erano conosciuti da coloro che portarono questi miti alla loro forma definitiva.
Ma solo analizzando nei dettagli le specifiche nature di questi mitici invasori, si può meglio definire la natura dei vari apporti in relazione gli uni con gli altri, stabilendone una precisa economia mitica.
Che le sei popolazioni di invasori abbiano tutti una comune origine, in quanto tutta l’umanità, secondo la tradizione biblica, discese da Noè e dai suoi figli, è ovvio. Ed è appunto sul solido tronco dei Patriarchi biblici che i compilatori cristiani dei miti celtici trapiantarono le genealogie dei popoli invasori. Si crea così una sorta di albero genealogico di popoli legati a origini comuni via via più lontane, con precise cesure e divisioni (Rees & Rees 1961).
La prima divisione avviene direttamente all’epoca di Nóe, quando le genti di Cesair non vengono ammesse sull’Arca e cercano scampo nella lontana e disadorna isola di Ériu. Bith, padre di Cesair, è un figlio di Nóe non riconosciuto dalla Bibbia e quindi tagliato fuori fin dal principio da ogni vera tradizione. Che spesso le Genti di Cesair non vengano enumerate tra le cinque invasioni, ma lasciate come una «preinvasione», è dovuto al fatto che la loro presenza contrastava apertamente col dato biblico, ma anche giustificata dal fatto che la loro influenza sulla storia d’Irlanda era quasi nulla. Sia come sia, le acque del Diluvio separano con netta cesura le genti di Cesair da tutti gli altri popoli invasori.
La tradizione irlandese, seguendo in questo la Bibbia, si concentra piuttosto sulla discendenza dei tre figli «canonici» di Nóe: Sam, Cham e Iafeth. I Fomoriani si distaccano dal ramo maledetto di Cham, e forse per questo il mito non li considera del tutto umani. Tutti gli altri popoli che nel corso della storia giungeranno ad invadere Ériu, si distaccheranno via via dalla comune discendenza di Iafeth. Il nome del loro più lontano antenato, nella tradizione del Libro delle invasioni d’Irlanda, è Aithecht (o Fathacht) figlio di Magog figlio di Iafeth figlio di Nóe. Se questa discendenza trae la sua origine della Bibbia, Aithecht è un personaggio che invano cercheremo nelle pagine della Genesi. Egli rappresenta il punto preciso dove la tradizione celtica è stata innestata su quella giudaica. Questo nome è chiaramente derivato dal gaelico aithech, parola indicante un uomo del più basso ceto sociale (Rees & Rees 1961).
Partholón, il capo della prima invasione postdiluviana d’Irlanda, è discendente diretto di Aithecht. Egli è fuggito dalla sua terra a causa di un omicidio: è un bandito, privo di diritti civili e religiosi. Il carattere del popolo dei Partoloniani, da lui guidato, viene chiaramente descritto dai testi mitologici: nella sua compagnia c’erano sette contadini, due aratori, due vomeri e quattro buoi. Sebbene fossero, come i Fomoriani, abili cacciatori e pescatori, nondimeno i Partoloniani sono descritti soprattutto come agricoltori e braccianti. Essi vengono spazzati via da una pestilenza e come le genti di Cesair, non lasciano discendenza. È il secondo ramo morto di questa genealogia di popoli (Rees & Rees 1961).
Anche Nemed, il capo della seconda invasione postdiluviana d’Irlanda, è discendente di Aithecht, anche se si situa su una linea appena diversa e in un’epoca posteriore a quella di Partholón. A prima vista non appaiono molte differenze tra Partoloniani e Nemediani: entrambi i popoli sono privi di veri e propri re, entrambi vivono da agricoltori e dissodano vaste pianure, entrambi i popoli combattono i Fomoriani, entrambi vengono colpiti da una pestilenza. Notando tali attinenze, già i primi studiosi del mito irlandese non esitarono a definire i due popoli dei «doppioni» (MacAllister 1938 – Rees & Rees 1961).
Tuttavia vi sono delle importanti differenze. Notiamo che Nemed non era un bandito in fuga dalla sua punizione, come Partholón, ma un uomo libero, che liberamente aveva deciso di cercare una nuova terra dove vivere con la sua gente. Il nome di Nemed deriva da una parola che significa «privilegio» o «santuario», parola che indica, nei primi sistemi di leggi irlandesi, gli uomini liberi, qualificati a partecipare ai riti pubblici religiosi. Questo status sociale è chiarito da Cesare allorché riferisce che coloro che rifiutavano obbedienza alle decisioni giuridiche dei druidi, venivano esclusi dai sacrifici, esclusione che comportava la perdita dei diritti civili e religiosi (MacNeill). Già questo dettaglio colloca di prepotenza i Nemediani e la loro discendenza in un livello superiore a quello dei Partoloniani. I Partoloniani inoltre si erano estinti senza lasciare discendenza, mentre dal ramo dei «privilegiati» Nemediani sarebbero derivati i due popoli successivi: i Fir Bólg ed i Túatha Dé Dánann.
Oltre a dissodare pianure, inoltre, i Nemediani costruirono due fortezze reali. È un fatto curioso, in quanto viene detto chiaramente che i Nemediani non avevano sovrani: per chi erano dunque quelle due fortezze? L’unica risposta è che erano state costruite per i due popoli che sarebbero discesi da essi: i Fir Bólg ed i Túatha Dé Dánann. Dunque i Nemediani vivevano in previsione dei due popoli a cui essi stessi avrebbero dato origine.
E dunque, nonostante le ipotesi dei primi studiosi, Partoloniani e Nemediani non si appartengono l’uno all’altro. I due rami sono perfettamente distinti: da un lato i Partoloniani, privi di diritti civili e di discendenza, dall’altro il gruppo formato dai Nemediani e dai loro discendenti, i Fir Bólg e i Túatha Dé Dánann, che avevano dignità di uomini liberi.
Come vedremo meglio in seguito, Fir Bólg e Túatha Dé Dánann discendevano dai superstiti tra i Nemediani che avevano lasciato l’Irlanda dopo essere stati sconfitti dai Fomoriani. I Fir Bólg e i Túatha Dé Dánann rappresentano rispettivamente l’élite temporale e spirituale. I Fir Bólg erano grandi guerrieri e legislatori ed i loro re furono i primi sovrani a regnare in Irlanda, in quanto possessori di un’ideale principio di sovranità. È detto che ai tempi del loro re Eochaid mac Eirc non vi fu pioggia in Ériu se non rugiada, non c’era anno che passasse senza raccolti, non v’erano falsità ma soltanto giustizia.
I Túatha Dé Dánann, che arrivarono dopo i Fir Bólg e li soppiantarono, erano invece incantatori e druidi, profondi in sapienza e versati nelle arte magiche.
Lo schema può essere evidentemente letto in funzione della tripartizione funzionale duméziliana. Com’è noto, secondo Georges Dumézil, gli antichi popoli indoeuropei basavano i presupposti sociali dell’esistenza in tre «funzioni»:
I – la funzione magico-sacrale, propria dei sacerdoti e dei sapienti;
II – la funzione guerriera, da cui derivava anche il principio della regalità;
III – la funzione economica, degli agricoltori e dei proprietari terrieri, da cui i princìpi di prosperità e di ricchezza.
Tali funzioni si rispecchiano con straordinaria chiarezza nei tre popoli della linea dei Nemediani, ma in maniera più sottile, perché ciascuno dei tre popoli non incarna, come si potrebbe frettolosamente pensare, una delle tre funzioni, bensì aggiunge la propria funzione alla comune eredità. Se così non fosse, la distinzione tra Nemediani, Fir Bólg e Túatha Dé Dánann non potrebbe essere diacronica bensì sincronica. In realtà, la formazione della società umana, così come è disegnato nell’epica delle invasioni, procede per progressivo ampliamento e completamento.
I Partoloniani, quali agricoltori, portano i rudimenti del vivere civile, condizione necessaria affinché la civiltà possa strutturarsi in tutte le sue categorie e necessità. Tuttavia essi rimangono esclusi dalla piena cittadinanza. Sono i lavoratori basilari sulle cui spalle verrà innalzato il complesso edificio della civiltà umana, ma privi di tutti i diritti civili e religiosi.
I Nemediani si distaccano dai Partoloniani perché sono uomini liberi, perfettamente integrate nei propri diritti, e la loro potenza si esplica soprattutto nella terza funzione, quella economica-agricola. Essi appartengono alla prima funzione.
I Fir Bólg, che discendono dai Nemediani, sono dei valenti guerrieri e soprattutto i primi sovrani di Ériu, essendo stati loro a portare in Irlanda l’istituzione della regalità. Essi ampliano lo spettro funzionale dalla prima alla seconda funzione.
I Túatha Dé Dánann, che già posseggono la ricchezza economica e la regalità guerriera, completano lo spettro funzionale nell’ambito magico-sacrale, essendo per lo più sapienti druidi. Essi appartengono a tutte e tre le funzioni, ma specificatamente alla prima. In tal modo i Túatha Dé Dánann fondano la prima civiltà perfettamente completa e compiuta di Ériu, eccellendo in tutte e tre le funzioni, come sarà ancor più evidente quando analizzeremo in dettaglio i miti che li riguardano.
La struttura dell’epica delle invasioni dunque procede per progressivo ampliamento e completamento della sfera funzionale di ogni successiva popolazione, fino alla costruzione di una completa civiltà umana. L’antica società irlandese, come la conosciamo dai primi sistemi legislativi, era costituita da tre tipi di uomini liberi, corrispondenti alle tre funzioni duméziliane: il druido [druí] rappresentava la funzione magico-sacrale, il signore [flaith] rappresentava la funzione guerriero-regale, il proprietario terriero [bó-aire] rappresentava la funzione economica (letteralmente: «l’uomo libero che possiede buoi»). Quest’ultima parola era particolarmente trasparente, sia nel senso funzionale (i buoi [bó] come segno di ricchezza e prosperità), sia nel senso etimologico (aire è infatti corradicale con il termine sanscrito arya).
L’attinenza della tripartizione della società irlandese con gli schemi funzionali di altre società indoeuropee (da Roma all’India) è perfetta. In India, per esempio, erano considerati arya tutti gli «uomini liberi», le cui caste [varṇa] corrispondevano a loro volta alle tre funzioni. In particolare, i brāhmaṇa incarnavano la funzione magico-sacrale, gli kṣatriya la funzione guerriero-regale, i vaisya quella economica. Alle tre caste arya si contrapponeva a sua volta la classe anarya (non ariana); quella dei servi o sudra, gli uomini non liberi.
Vi erano dunque due contrapposizioni. Una interna agli arya (tra bramini, guerrieri e creatori di ricchezza), ed una, a un più alto livello tassonomico, tra arya e anarya.
Oltre a queste vi era una terza contrapposizione, tra i membri delle quattro caste [varṇa] e i fuori-casta [avarṇa], gli intoccabili, tradizionalmente i discendenti degli aborigeni presenti in India ai tempi dell’invasione ariana, e considerati indegni di qualsiasi lavoro se non i più umili e degradanti.
SUDDIVISIONI | FUNZIONI | CASTE | |||
Varṇa | { | Arya (uomini liberi) |
{ | I | Brāhmaṇa |
II | Kṣatriya | ||||
III | Vaiśya | ||||
Anarya (servitori) |
Śudra | ||||
Avarṇa | (intoccabili) | Paria |
Com’era stato notato fin nelle primissime analisi del mito irlandese, l’epica delle invasioni ha una precisa controparte nel sistema indiano delle caste (Hocart 1894). I cinque popoli che arrivano dal mare per invadere Ériu corrispondono punto per punto alle Cinque Famiglie di cui parla il Ṛgveda, che altre non sono che i progenitori dell’umanità: gli antenati degli aborigeni e quelli delle quattro caste, di cui la prima è classe anarya (quella dei servitori), e le altre tre caste arya (quelle che si esplicano nelle tre funzioni) (Rees & Rees 1961).
Tratto, per gentile concessione, dal sito bifrost.it
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