I nostri avi indoeuropei conobbero, certo già nell’epoca precedente la loro diaspora, un termine comune per designare il cane. Questo animale accompagnava infatti la vita agro-pastorale dei lontani progenitori già numerosi millennî orsono. Il nome per designarlo doveva essere *kwón, che si è poi tramandato, tra le numerose lingue, nell’antico irlandese cu, nel gallese ci, nel tocario A ku, nel lituano šuõ(n), nell’armeno šun, nel greco cúon, nell’avestico span-, nel sanscrito çva-, oltre che nel latino canis, da cui il nostro ‘cane’.
Per quanto attiene alle lingue germaniche, si hanno le testimonianze dell’antico alto tedesco (hunt) e del gotico (hunds), e le sopravvivenze, tra le lingue moderne, nel tedesco Hund e nell’inglese, oggi desueto, hound (si noti che ancor’oggi greyhound designa il ‘levriero’).
Gli indoeuropeisti Adams e Mallory rilevano come il cane sia il primo animale addomesticato, e come il processo di addomesticazione avvenne oltre diecimila anni orsono. Dal Mesolitico in poi, il cane è largamente conosciuto in Eurasia. I due studiosi, in un loro scritto sul tema, fanno un’osservazione interessante: in varie aree indoeuropee le parole che designano il ‘cane’ possono indicare anche il ‘lupo’, come avviene per esempio in Irlanda e nell’India arcaica. In tali casi il cane assumerebbe il significato e anche la funzione simbolica del lupo, tanto dal punto di vista mitico quanto in quello del comportamento sociale, ove i lupi sono usualmente associati ai guerrieri.
La millenaria stretta familiarità con questo animale ha determinato il sovrapporsi di una miriade di leggende, tradizioni e significati, tanto che è impossibile accennare a tutti. Vi sono però alcuni elementi fondamentali: il cane è uno psicopompo, vale a dire una “guida delle anime”, specie nel post-mortem, analogamente a come lo è stato durante la vita (sua e del padrone); è collegato agli inferi, che custodisce o nei quali dimora (si pensi al Garm dei Germani, al Cerbero dei Greci o alle figure dei cinocefali e di Anubis nell’antico Egitto) e alla morte in genere, tanto da poter mettere in contatto con l’aldilà; è, come accennato, un simbolo del furor guerriero (specie nel suo aspetto di lupo): esempio ne è l’eroe irlandese Cuchulainn, il cui stesso nome significa “cane di Culann”.
Giustamente A. Gheerbrant ha scritto che il cane presenta una simbologia contraddittoria, che nelle diverse civiltà si presenta in modo complesso. Egli richiama la tradizione ermetica, spiegando come il cane divorato dal lupo rappresenti la purificazione dell’oro tramite l’antimonio, il che corrisponde alla penultima tappa della Grande Opera alchemica. Conclude con queste belle parole: «ora, che cosa sono in questo caso il cane e il lupo se non i due aspetti dello stesso simbolo che, nell’immagine esoterica, trova indubbiamente soluzione e, nello stesso tempo, il significato più alto? Cane e lupo a un tempo, il saggio – o il santo – si purifica divorandosi, cioè autosacrificandosi per accedere in fine alla tappa ultima del perfezionamento spirituale».
* * *
Tratto da La Padania del 15 luglio 2001.
alberto
Caro Albero Lombardo
interessante l'articolo, però
mi devi scusare ma proprio non posso farne a meno, ma secondo me la voce CANE non deriva affatto dal latino CANIS, ma soltanto vi corrisponde.
Ciao ciao
Nicola Marciano
Che brutta cosa quando il cercare di com-prendere , diventa con-fondere . . .
Alberto Lombardo
Caro omonimo, grazie per il commento, ma temo di non averlo compreso: puoi spiegarmi perché l'italiano cane non deriva dal latino canis?
alberto
Caro mio
dovresti spiegarmi tu perchè la voce “cane” (così data in italiano e in altre lingue sia europee che italiche: in veneto, aragonese e galego “can”; francese “chien”; ) arriva dal latino “canis”;
di solito è chi afferma qualcosa che ha l’onere e l’onore di comprovarne la veridicità con argomenti non dogmatici.
Sicome non è così evidente (a parte il dogma della Teoria Romanza e la cattiva abitudine a questa) credo proprio sia tu a doverlo spiegare o dimostrare (personalmente ritengo che la Teoria Romanza sia oramai sorpassata e che in generale non corrisponda al vero (salvo per alcune eccezioni), anche se ai più potrebbe sembrare un paradosso; in un processo giudiziario moderno mi pare sia l’accusa a dover dimostrare la colpevolezza dell’accusato e non viceversa.
Sicuramente il “cane” non l’hanno addomesticato i romani e probabilmente il suo nome (in varianti simili a quella del latino “canis”) era diffuso in un’area molto vasta della penisola italica e non solo, già da qualche miliaio di anni a. C. .
L’idea che gran parte delle nostre parole (nelle varie lingue dialettali, in quella italiana e nelle altre lingue europee dette impropriamente “romanze o neolatine”) arrivino dal "latino o lingua franca diRoma" è un pò sciocca, infantile e non necessaria per la formazione e l’evoluzione storica delle lingue italiche ed europee nonchè non necessaria per la comprensione di questa complessa evoluzione storica.
giorgio
Guarda, che le lingue italiche preromane (compresa la venetica) potessero avere parole IE anche non molto dissimili dalle latine, è possibile, ma, sostanzialmente, le lingue neolatine sono tali, perché se ne può evidenziare una complessiva evoluzione dal latino (non parola per parola, visto gli innesti del superstrato).
Invece, nessuna lingua moderna, neppure il veneto, deriva direttamente dal venetico, nel complesso.
Quindi, trovandosi canis in latino e can in veneto, appare logico pensare a una derivazione diretta. Ciò non toglie che il latino possa essere stato accettato facilmente ai Veneti antichi proprio a causa di certe somiglianze.Comunque, non conosciamo la parola cane in venetico. Non ci è arrivata da nessuna fonte.
giorgio
Lo stesso vale per qualsiasi altra lingua italica.
matteo
sa vogliamo perlare di miti canini possiamo anche coinciare dal mito di ANUBI e' una buona referenza …latino apparte ultimo arrivato tra i caratteri…
Kaisaros
"secondo me la voce CANE non deriva affatto dal latino CANIS".
Un'altro "nazionalista veneto" allo sbaraglio…….
Martini
oddio! ma questa è paranoia…. ma bannare i venetomani? mica sarebbe male..
giorgio
Beh…la linguistica quando va a braccetto col nazionalismo (ma io direi localismo) fa di questi scherzi. Se parli con un nazionalista gallego ti dirà le stesse cose. Sembra che li facciano in serie. Loro non vogliono essere latini. Ma la loro condanna è, ironia della sorte, genetica: il cosiddetto popolo Veneto, cioè i residenti in quella regione, mappati geneticamente, sono la più vicina a quella dell'attuale Lazio.
D'altra parte, il venetio e i latino arcaico erano linguisticamente molto più simili, che non latino e celtico (che già erano simili pure loro).
Quanto alla parola in sè…cane è simile in quasi tutte le lingue IE antiche.
Vedi
canis
hund
kýon
Cù
Etc.
Il preindoeuropeo sembra essere *kuon, con ampliamento per il pre-germanico in *kuntos .
Simbologia degli animali: percezioni nell’immaginario collettivo
[…] cane è, ancora oggi, visto come un animale fedele, come una guida e come un protettore. […]