I maghi esistono ancora

novecento-occultoNovecento occulto di Gerhard Wehr offre un’introduzione essenziale all’esoterismo contemporaneo e al tempo stesso vale come invito a rivisitare il pensiero del Novecento per sondare questo suo lato arcano. È in sostanza un primo approccio alla conoscenza delle principali figure e correnti del pensiero “occulto” del nostro tempo, nella consapevolezza che esse, benché spesso trascurate come marginali o eccentriche, hanno in realtà accompagnato come un’ombra la storia del secolo appena trascorso.

Fin dalle origini l’esoterismo risulta strettamente connesso con lo sviluppo del pensiero e della filosofia, ed esso non è certo un oscuramento passeggero della ragione, come alcuni propendono a credere. Naturalmente il termine ha assunto di epoca in epoca accezioni e declinazioni specifiche, formando semantiche ogni volta diverse che si tratta di esaminare e valutare.

L’aggettivo esoterikòs (dal greco eso, “interno”) fu introdotto dai primi commentatori di Aristotele per indicare i trattati del maestro “interni alla scuola”, cioè specialistici, concepiti per un pubblico preparato, e precisamente come antonimo di exsoterikòs (dal greco exo, “esterno”), impiegato dallo stesso Aristotele per designare i propri scritti “esterni alla scuola”, cioè destinati a un pubblico non colto. In questa accezione tecnica, legata all’aristotelismo, esoterikòs è attestato poco dopo la metà del II secolo d.C. in Luciano di Samosata, in una sua satira indirizzata contro i filosofi (Vendita di forme di vita, 26). Luciano non lo conia di suo, ma lo riprende probabilmente dall’ambiente peripatetico, forse da Dicearco, o da Adrasto, autore di un Ordinamento degli scritti di Aristotele. Più tardi, agli inizi del III secolo d.C., negli Stromata di Clemente Alessandrino (V, cap. 9, par. 58,3), l’aggettivo è adoperato non solo per qualificare i trattati scientifici di Aristotele, ma anche per indicare un insegnamento che deve rimanere “segreto” in quanto non adatto ai profani. Esso comincia dunque ad assumere il senso a noi noto e oggi comune di “esoterico”. Nella Confutazione di tutte le eresie (I, 14) di Ippolito e nella Vita di Pitagora di Giamblico, in cui compare per la prima volta come sostantivo, il termine è poi riferito in modo esplicito agli allievi iniziati ai segreti di una setta, quella pitagorica.

Soltanto nel corso dei secoli, tuttavia, si andrà definendo e formando l’esoterismo vero e proprio come fenomeno speculativo e religioso, vasto e ramificato, che si intreccia strettamente con le discipline dell’arcano, la magia, l’astrologia, l’alchimia, l’ermetismo, l’occultismo, lo spiritismo, nonché con le credenze mitologiche, religiose e metafisiche delle diverse epoche e culture.

Nel Novecento, anziché essere eliminato dal disincanto e dalla razionalizzazione della nostra immagine del mondo, esso ha conosciuto uno sviluppo inatteso, e si presenta oggi più rigoglioso che mai. Si accompagna, spesso confondendovisi, con fenomeni e tendenze quali il rinnovato bisogno di spiritualità e religione, la rinascita del mito, la riscoperta di idee, dottrine e pratiche dell’occulto, la credenza nell’astrologia o la parapsicologia, la New Age e le molteplici tendenze dell’arcano che essa ha ispirato. Insomma, è un aspetto che non può essere trascurato se si vuole capire l’uomo contemporaneo.

In una certa misura l’esoterismo rappresenta l’altra faccia del razionalismo contemporaneo. È il corrispettivo e la compensazione della sua unilateralità. Per convincersene è ancor oggi preziosa la classica indagine di Louis Pauwels e Jacques Bergier, Il mattino dei maghi, una “introduzione al realismo fantastico” che fu portata in Italia da Sergio Solmi. Definendola “avvincente e inaccettabile, ispirata e abborracciata, convinta e contraddittoria”, Solmi spiega in modo illuminante come essa metta in evidenza tutti gli aspetti per i quali l’esoterismo è funzionale al singolare destino del razionalismo post-cartesiano: quanto più esclusivamente il pensiero moderno si rifugia sotto il protettorato della ragione e della scienza, tanto più il razionalismo e lo scientismo appaiono una sorta di teologia secolarizzata, e tanto più l’uomo è spinto a evocare potenze contrarie, a sollecitare risorse arcane e fantasticare miracolose speranze. Suscitando, ovviamente, la reazione opposta, quello “spaccio dei maghi” con cui a suo tempo Mario Manlio Rossi, in base a personale esperienza, descrisse e derise il fenomeno.

alchimiaMa che cos’è propriamente l’esoterismo? Che cosa significa questo abusato concetto che abbraccia, nella comprensione dei più, un ambito dai contenuti molteplici, ma vago e indefinito nei contorni? Chi sono e che cosa insegnano i grandi maestri dell’esoterismo contemporaneo? L’argomento è troppo importante per essere lasciato a se stesso o a una divulgazione superficiale. Fortunatamente, già da tempo perlustrazioni storiche e precisazioni teoriche chiarificatrici hanno lumeggiato questo tenebroso territorio.

Per quel che riguarda l’approccio storico, esso si è concentrato sull’indagine e l’analisi ermeneutico-ricostruttiva di tutto ciò che nel corso del tempo si è presentato come “esoterismo”: dunque tutte le sue manifestazioni storiche, orientali e occidentali, la filosofia ermetica, l’alchimia, l’astrologia, la magia, il misticismo, l’occultismo, lo spiritismo, la teosofia, l’antroposofia, ecc.

Per indicare a titolo di esempio alcuni studi pionieristici in questo campo, si possono ricordare in ordine cronologico la storia dell’occultismo di Karl Kiesewetter, le ricerche di René Le Forestier, che ricostruiscono con pazienza l’intricata storia dell’esoterismo neognostico e massonico settecentesco e ottocentesco fino alla Belle Époque, gli studi classici sulla tradizione ermetica di André-Jean Festugière e Frances A. Yates. Ci sono poi le ricerche con cui Gershom Scholem fece conoscere i mondi poco esplorati dell’esoterismo cabalistico e della mistica ebraica. O, ancora, le indagini sull’esoterismo islamico di Henry Corbin e quelle di storia del mito e delle religioni di Henri-Charles Puech e Mircea Eliade. Di quest’ultimo, in luogo dei numerosi libri, si possono menzionare le dodici annate della rivista che fondò e diresse con Ernst Jünger, Antaios. Tra il 1960 e il 1972, un periodo non certo propizio a ricerche del genere, essa ospitò le firme più illustri di quello che, dal punto di vista allora dominante, si dovrebbe chiamare lo studio dell’irrazionale.

All’approccio storicista si oppone nettamente la concezione che ritiene invece che l’esoterismo non sia un oggetto qualsiasi di studio fra molti altri, ma implichi il coinvolgimento personale, l’illuminazione e la realizzazione spirituale. Tale concezione è stata sostenuta dagli esoteristi medesimi. Guénon, in particolare, intendendo l’esoterismo in un senso rigorosamente dottrinale come conoscenza intellettuale dell’Assoluto, come scienza sacra che implica la realizzazione metafisica, lo ha rigorosamente distinto sia dal misticismo, che per lui è un’attitudine fondamentalmente passiva nata e praticata nel mondo cristiano occidentale, sia dall’occultismo, che ha un carattere magico-applicativo estraneo alla finalità puramente conoscitiva propria del vero esoterismo. Il quale è invece quel sapere inaccessibile ai profani che collega l’individuo al piano metafisico dell’Assoluto mediante l’iniziazione, cioè la qualificazione della persona, e mediante la trasmissione legittima, cioè l’inserimento delle potenzialità individuali in una organizzazione tradizionale. In tale prospettiva è esoterico soltanto ciò che si basa su tali princìpi salvaguardati nella Tradizione integrale, a cui risalgono secondo Guénon tutte le grandi tradizioni iniziatico-esoteriche: l’induista, l’islamica, la taoista e, in Occidente, quella cristiana. In seno alla Tradizione l’esoterismo è allora il principio e la via per la realizzazione di quella che il guenoniano Frithjof Schuon ha chiamato la sophia perennis.

Oggi l’esoterismo è diventato una vera e propria materia di ricerca e di insegnamento, e per designare la nuova disciplina scientifica che ne ha tratto origine è stata coniata l’espressione “esoterologia”. I due studiosi che di solito si nominano per rappresentarla sono Antoine Faivre e Pierre A. Riffard. A quest’ultimo si deve tra l’altro un primo tentativo di tracciare i confini e definire i contenuti dell’esoterismo quale oggetto di disamina scientifica.

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Tratto da Repubblica del 9 febbraio 2002.

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3 Responses

  1. Alessandro S.
    | Rispondi

    Guénon non annovera anche Ebraismo e Buddhismo fra le “religioni tradizionali”? (Sapevo che per lungo tempo ha considerato il Buddhismo come “un’eresia” dell’Induismo, e per questo si è spesso scontrato con Evola).

  2. ekaros
    | Rispondi

    Si dice che la parola limita… e l’umano, il terricolo si nutre di parole, di sogni e di figure…e si limita e si chiude, sempre…
    Ma chi oggi domina, sa, sa, e sa… E l’umano è doppiamente giocato, ovunque…
    E’ un sapere usato da forze infere, egocentriche, manifestantesi in esseri concreti, tramandatesi di catena in catena, che da tempi e tempi manipolano e dominano le masse.
    E solo oltre, solo con altre vibrazioni è possibile evadere da questa cupa prigione, e così poter vedere e capire, ma più che altro intuire….

  3. Giorgio
    | Rispondi

    Per i professorucoli da strapazzo stile Faivre, Godwin, Hanegraaf e compagnia cantante l’esoterismo è solo una categoria culturale come altre. Mettono sullo stesso piano la cazzona Blavatsky con il grande Paracelo o Marsilio Ficino : non capiscono nulla, non hanno il senso delle distanze e delle dovute proporzioni. In poche parole : non vi credono.

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