Esito del lavoro ultratrentennale dedicato alla lingua etrusca dal prof. Massimo Pittau [1], glottologo, esperto di linguistica Sarda ed Etrusca, autore di oltre quaranta libri e di più di trecento studi concernenti questioni di linguistica, filologia, filosofia del linguaggio, fra i quali ci piace ricordare il Dizionario della Lingua Etrusca [2], primo vocabolario generale pubblicato sulla lingua etrusca, Toponimi Italiani di origine etrusca [3] e il Dizionario comparativo Latino-Etrusco [4], compendio di circa 2.350 vocaboli latini (antroponimi, toponimi ed appellativi) da lui individuati e raccolti che trovano corrispondenza con altrettanti vocaboli etruschi.
Palesi sono i rapporti che legano Roma e le città etrusche. L’interferenza fra mondo etrusco e universo romano è stata una delle più feconde che la storia ricordi. I prestiti dalla tradizione e lingua etrusche alle istituzioni romane e alla lingua latina, ma a volte anche con direzione inversa, sono tali che spesso si è giustamente parlato di civiltà etrusco – romana.
Del resto “lo stretto rapporto che lega il mondo latino a quello etrusco già in epoca protostorica si manifesta nella reciproca e complessa influenza rintracciabile nelle più arcaiche pratiche rituali comuni ai due ethne che, intimamente connesse alla cerimonialità e all’esercizio del potere, si esplicano nella condivisione di istituti a carattere sacro che stanno alla base delle strutture politiche di età storica”[5]. Dalle fondamentali, per la vita comunitaria, pratiche dell’auspicium e dell’augurio, per giungere al trionfo, gli ancili, la sella curule e i fasci littori.
Nella premessa al Liber linteus della Mummia di Zagabria l’Autore conferma la fecondità della metodologia che tiene conto di questi presupposti: “mi sono impegnato a studiare minutamente la terminologia religiosa della lingua latina, dato che da sempre si sapeva che molte credenze e usanze religiose degli Etruschi erano diventate anche credenze e usanze religiose dei Romani. E ciò ho fatto nella supposizione che nella terminologia religiosa dei Romani fosse entrata anche la terminologia religiosa degli Etruschi. E i risultati di questo mio impegno di studio hanno stupito anche me: per l’appunto molti vocaboli di carattere religioso della lingua latina trovano esatto riscontro in altrettanti vocaboli del Liber e per ciò stesso offrono la chiave di interpretazione e di traduzione dei corrispondenti vocaboli etruschi. E per questo motivo debbo precisare che lo strumento o il metodo migliore, ossia quello più funzionale e più fecondo, che mi è servito per effettuare e prospettare la presente “traduzione del Liber linteus” è stata per l’appunto la comparazione tra la terminologia religiosa latina e la terminologia religiosa etrusca” (p. 25).
Naturalmente il presente libro ci fa comprendere i principali testi in lingua etrusca – dalla Mummia di Zagabria alla Lamina di Magliano passando per la Tabula Capuana e quella di Cortona e le lamine auree di Pirgi – egregiamente tradotti e ampiamente commentati dal prof. Pittau, ma non si limita solo a questo poiché ci permette di approfondire le nostre conoscenze delle antiche religioni e tradizioni italiche.
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MASSIMO PITTAU, I grandi testi della Lingua Etrusca – tradotti e commentati, Carlo Delfino Editore, Sassari 2011, pp. 228, € 29,00.
[Pubblicato in: “Vie della Tradizione”, XLII, 162, 2012, pp. 128-129].
[1] Per il curriculum e bibliografia vedi il sito: http://www.pittau.it.
[2] Cfr. ns. recensione in La Cittadella, 26 n.s., apr.-giu. 2007, pp. 104-105.
[3] Cfr. ns. rec. in La Cittadella, 27 n.s., lug.-set. 2007, pp. 72-73.
[4] Cfr. ns. rec. in La Cittadella, 35-36 n.s., luglio-dicembre 2009, pp. 138-139.
[5] M. Torelli, Roma e le città etrusche. Preistoria e storia di un rapporto, in AA.VV., Etruschi, le antiche metropoli del Lazio, Catalogo (a c. di Mario Torelli e Anna Maria Moretti Sgubini), Electa, Verona 2008, p. 181.
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