Libro catalogo della Mostra dedicata alla pittura evoliana, svoltasi a Reggio Calabria nei mesi di dicembre 2005 e gennaio 2006 (se non ricordo male, prorogata per il successo di pubblico). Riccamente illustrato, a colori, delle opere esposte e d’alcuni ritratti fotografici dovuti all’obiettivo di Stanislao Nievo, buona parte del volume è occupata dai saggi del Curatore della Mostra, del Presidente e del Segretario della Fondazione Julius Evola.
Evidentemente anche all’opera artistica dell’autore de Gli Uomini e le Rovine comincia ad essere riconosciuto il giusto valore e la reale posizione all’interno della vicenda artistica italiana del Novecento, avendo partecipato da protagonista al Dadaismo (1).
“Evola, da “maestro pericoloso”, – come ricorda Conte (2) – continua a parlare a generazioni che rifiutano suggestioni esteriori, anche attraverso i fascinosi richiami e le simbologie più radicali della Tradizione. Le sue idee “rincuorano” i malesseri (soprattutto giovanili) di chi è “contro” la perdita di valori antichi e interiori, di chi si oppone ai sistemi dominanti: come potrebbe essere l’odierna globalizzazione, che tende a ridurre l’intero mondo ad un gigantesco mercato, dissolvente frontiere ma, anche, diversità culturali sempre meno tutelabili” (p. 18). Parole sagge ma che difficilmente ci saremmo aspettati di leggere, nel catalogo d’arte, dal curatore di una mostra.
Evola voleva affidare ai suoi quadri “un messaggio propriamente estetico, consegnato al piacere e, se si vuole, alla bellezza, della pittura; ma simultaneamente un altro fattore – esoterico e propriamente alchemico – subentrava a sostanziare le scelte dell’autore. Il fatto assume un rilievo singolare, non soltanto relativamente al versante artistico, ma all’intera attività evoliana” (p. 31) afferma Carli (3) il quale, nel suo saggio, n’approfondisce tutto il percorso (4).
Veramente degno di nota è lo scritto di Gianfranco de Turris che da solo meriterebbe l’acquisto del volume anche da parte di chi non è interessato alla produzione artistica evoliana: Attualità di un inattuale (5). Il Segretario della Fondazione Evola giustamente afferma: “Se Julius Evola ha per così dire una “colpa”, è quella di essersi occupato di troppe cose, di aver scritto articoli, saggi e libri su argomenti fra loro assai diversi, anche se soltanto in apparenza” (p. 49). Infatti, nei molteplici interessi evoliani “esiste sempre un filo conduttore, che è poi duplice: la ricerca di una spiritualità profonda e superiore e, con essa, la necessità di un perpetuo autotrascendimento. Per questo il bisogno insopprimibile di affrontare e risolvere tutti quegli argomenti, tutte quelle materie, tutti quei problemi che man mano si presentavano nella sua vita privata e culturale, pubblica ed esistenziale, alla luce di questa personale “visione del mondo”, una vera e propria “via”. Che riteneva dover esternare, diffondendo con i suoi scritti – dagli articoli d’occasione ai libri teorici – le analisi e le interpretazioni di fatti, eventi, teorie, personaggi, fenomeni considerati imprescindibili come punti di riferimento per quel cammino interiore” (p. 49).
L’attualità della sua “visione del mondo” è connaturata alla sua utilità per confrontarsi con la realtà che ci circonda. “Tutti coloro che ragionano con la propria testa e non si fanno abbindolare dai pifferai politici ed ideologici odierni, si rendono ben conto della situazione generale in cui ci troviamo a vivere in questo momento epocale, e quindi sono consapevoli che è necessario – almeno per una sopravvivenza personale e quindi interiore – avere dei punti di riferimento chiari e saldi” (p. 52). Solo una “visione del mondo” che abbia complessivamente elaborato i vari aspetti del nostro vivere, teorici e pratici, può risultare utile. Pertanto l’inattuale Evola diventa attualissimo e si rende necessario “ristampare le sue opere criticamente (6), recuperare i suoi testi dispersi, analizzare il suo pensiero multiforme, e leggerlo, meditarlo (perché ogniqualvolta lo si legge si scoprono aspetti nuovi e diversi, anticipazioni inaspettate e vere e proprie “profezie” sul nostro tempo) e farvi riferimento tutte le volte che è possibile” (p. 52).
Vorremmo continuare con la disamina di de Turris sull’uomo sradicato, senza più Storia né Tradizione, facile preda del nuovo modello imposto dalla “globalizzazione”, dal falso “buonismo”, da “realtà virtuali” ma preferiamo consigliarvene la lettura diretta.
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Julius Evola, arte come alchimia, mistica, biografia, opere e documentazione, a cura di Vitaldo Conte, testi di Carlo Fabrizio Carli, Gianfranco de Turris, Iiriti Editore, Reggio Calabria 2005, ill. coll., pp. 104 € 15,00.
Note
1) Mi piace ricordare che il quadro La parola oscura (1921) è stato in seguito esposto anche alla Mostra Astrattismo italiano 1910 – 1970. La fiamma di cristallo: da Giacomo Balla a Lucio Fontana e… tenutasi (30 Giugno – 15 Ottobre 2006) al Museo Archeologico Nazionale d’Abruzzo villa Frigerj di Chieti (per la cronaca, il quadro evoliano si trovava nell’anticamera della stanza dove è esposto il famoso Guerriero di Capestrano).
2) Vitaldo Conte, Alchimie e maschere di Julius Evola, pp. 15 – 29, dell’op. recensita.
3) Carlo Fabrizio Carli, Pittura e Alchimia in Julius Evola, pp. 31 – 47, id.
4) Carli ha curato anche la Cronologia dell’attività artistica di Evola, pp. 69 – 70, id.
5) Pp. 49 – 60, id.
6) Corsivo nostro.
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