Ecco l’Anarca di Ernst Jünger

Ernst Jünger, Eumeswil In un mondo decadente e crepuscolare vive Manuel-Martin, il protagonista di Eumeswil: una tirannide regge la città-stato in cui si svolge il romanzo. Due nomi e due corrispondenti nature, perfettamente coesistenti: il dilemma di essere e apparire, lungi dal provocare una scissione, fortifica e afferma l’identità.

 

Testo fondamentale dell’intera filosofia jüngeriana, Eumeswil chiude quell’ideale trilogia letteraria aperta nel 1939 con Sulle scogliere di marmo, e sviluppata dieci anni più tardi con Heliopolis: davvero qui un ciclo si chiude. Il romanzo, uscito nel 1972, torna nelle librerie in versione italiana, per i tipi della casa editrice Guanda, vent’anni esatti dopo la sua prima traduzione, che fu stampata da Rusconi e divenne ben presto introvabile.

 

Ernst Jünger, Heliopolis È difficile dare brevemente conto delle fondamentali idee che l’autore esprime in forma letteraria. La ricchezza di intuizioni, visioni e immagini è talmente ampia che stordisce, similmente a ciò che talvolta ci accade dinanzi allo spettacolo dei grandi fenomeni naturali. Emerge la centrale figura dell’Anarca, ribelle anzitutto nel proprio foro interiore. Egli è colui che ha cara sopra ogni cosa la libertà, ma per affermarla si comporta diversamente da altre figure, quali per esempio l’Anarchico, l’Unico stirneriano o il Partigiano. In particolare, la differenza con quest’ultima figura (la quale tanto ci ricorda il terrorista attuale), si esprime in questi termini: “L’Anarca è il ribelle singolo, i partigiani sono un collettivo […]. Il Partigiano si muove all’interno del partitismo sociale o nazionale, l’Anarca se ne tiene fuori. Peraltro, egli non può sottrarsi al partitismo, poiché vive nella società […]. Il partigiano agisce ai margini: serve le grandi potenze, che lo equipaggiano di armi e di parole d’ordine”. Diversamente, l’Anarca non abbisogna di sorreggere su stampelle ideologiche il suo innato sentimento della libertà e dell’individualità. Al tempo stesso, egli è capace di vivere sotto qualunque regime politico, anche il più tirannico, poiché reca l’autonomia indelebilmente impressa in sé, e l’afferma in ogni sua azione.

 

In Eumeswil si trovano sconcertanti premonizioni: sulla tecnologia, l’avanzamento della decadenza, il destino di globalizzazione e le forme di resistenza. Alcuni passi del libro, persino, sono così reali e “attuali” che viene naturale domandarsi se appartengano al recente passato o all’immediato futuro. Jünger descriveva con minuzia, trenta anni orsono, macchinari e tecnologie che al giorno d’oggi sarebbero divenuti ordinari, come i personal computer, internet e i telefoni cellulari.

 

Ma sopra ogni altra cosa, troviamo concentrate in questo romanzo le posizioni esistenziali per l'”uomo differenziato” di questi tempi: colui il quale, attraversati i deserti del nichilismo e oltrepassati i facili rifugi delle consolazioni ideologiche, è approdato alle “terre immobili”. L’Anarca può anche compiere il “passaggio al bosco”, simbolo assai caro a Jünger, che tramite esso allude al ritirarsi in luoghi inaccessibili, pericolosi e dove si è autenticamente sovrani: agendo in tal modo, l’Anarca non fa che realizzare una delle sue molteplici possibilità. Per la ricchezza degli spunti e il suo valore del tutto inattenuato questo libro resta uno dei testi fondamentali per chi voglia affrontare veramente preparato le gravi sfide che la modernità sempre più pericolosamente ci pone innanzi.

 

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Tratto da la Padania dell’8 novembre 2001.

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Alberto Lombardo è stato tra i fondatori del Centro Studi La Runa e ha curato negli anni passati la pubblicazione di Algiza e dei libri pubblicati dall'associazione. Attualmente aggiorna il blog Huginn e Muninn, sul quale è pubblicata una sua più ampia scheda di presentazione.
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    Per chi si interessa di Ernst Jünger, in particolare del libro Eumeswil, visitare il nostro sito o venire ad incontrarci.

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    Saluti da Firenze

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