Wilhelm Emil Eber nasce il 18 aprile 1892 a Haardt vicino Neustadt in Renania-Palatinato nella casa colonica del podere viticolo familiare Weingut am Haardter Mandelring. Il padre Friedrich Wilhelm Eber, di famiglia protestante, che gestiva la fattoria con due fratelli, cede alle pressioni della madre Rosalia Sybylla Eisele di credo cattolico ed il neonato viene battezzato dal parroco del paese con il nome di Wilhelm Aemilianus. Dopo le scuole elementari a Haardt, detta “il balcone del Palatinato” per la sua posizione geografica, il giovane viene mandato nel ginnasio di Neustadt. Consegue la maturità il 23 giugno del 1910 con un elaborato in cui sostiene di voler dedicare la propria esistenza alla pittura e all’arte. Lo stesso anno si iscrive alla facoltà di storia dell’arte ed anatomia dell’Università di Monaco di Baviera. Nel 1911 passa alla Kunstgewerbeschule e dal 1912 fino al 1918, con l’interruzione della prima Guerra mondiale, seguirà i corsi dell’Accademia per le Arti figurative divenendo allievo di Peter Halm, Adolf Hempler, Hengeler e Franz von Stuck. Come quasi tutti gli studenti universitari tedeschi aderisce nel 1911 all’associazione studentesca Burschenschaft “Korp Rhena-Paletia”.
Il periodo degli studi finisce con l’inizio della guerra. Eber parte volontario per il fronte come fante semplice nonostante fosse stato richiesto dal Ministero della Guerra bavarese come artista per rappresentare scene di combattimenti. Durante il servizio al fronte, a seguito dello scoppio di una granata, subisce una grave lesione all’orecchio destro con perdita parziale dell’udito ed una cicatrice sotto l’occhio. In questo periodo egli inizia un’intensa attività pittorica disegnando ritratti di compagni d’armi e scene di guerra con acquarelli, schizzi a matita e carboncino. Molti di questi lavori, che lo fanno notare come eccellente ritrattista, saranno in seguito pubblicati in litografie e cartoline. Diventa famoso per le sue opere che esprimono con estremo realismo il dramma della vita dei combattenti di trincea. Prende parte a molte battaglie tra cui quella di Chemin des Dames e Fromelles in territorio francese.
Il 28 aprile 1919 Eber è tra i primi ad aderire al Corpo Franco “Werdenfels” detto anche “Oberland” perché nasce nel Werdenfelser Land a Garmisch Partenkirchen in alta Baviera. Il 1 maggio 1919 con altri 270 camerati al comando di Ritter von Epp si sposta a Monaco per prendere parte agli scontri contro la neo proclamata Repubblica. Disegna diversi manifesti e bandi d’arruolamento per l’Oberland che saranno diffusi anche come cartoline. Il 30 agosto 1919 sposa Gerda Körnner che muore nel 1921 senza dargli un figlio. Il Corpo Franco Oberland sarà il nocciolo duro del nazionalismo rivoluzionario, i suoi membri aderiranno alla NSDAP in massa.
Il 9 novembre del 1923 partecipa alla storica marcia verso la Feldherrnhalle di Monaco in cui lo stesso Hitler si salva miracolosamente e 16 militanti sono uccisi: sono Felix Alfarth, William Ehrlich, Anton Hechenberger, Andreas Bauriedl, Martin Faust, Wilhelm Wolf, Theodor Casella, Theodor von der Pfordten, Johann Rickmers, Karl Laforce, Oskar Körner, Max Erwin von Scheubner-Richter, Kurt Neubauer, Lorenz Ritter von Stransky-Griffenfeld, Klaus Maximilian von Pape, Karl Kuhn. Gettati in una fossa comune, i loro corpi saranno traslati ai templi dell’onore Ehrentempel nella Königsplatz (distrutti dagli americani dopo la guerra) vicino alla Braunen Haus di Monaco sede centrale del NSDAP (oggi sede del conservatorio). La bandiera con la svastica caduta a terra e macchiata col sangue dei martiri, la Blutfahne, diventerà l’emblema più sacro del movimento e sarà usata nelle cerimonie per consacrare gli altri stendardi del partito.
Anche Eber è colpito e perde definitivamente l’udito dell’orecchio destro. Per la partecipazione a quest’evento, a cui dedicherà diversi schizzi e disegni, Eber sarà insignito il 15 novembre del 1934 del Blutorden numero 1206, la decorazione più ambita tra la vecchia guardia del movimento che era concessa solo a coloro che erano stati presenti alla marcia verso la Feldherrnhalle. Si stabilisce a Monaco di Baviera dove riprende l’attività artistica come autore di innumerevoli dipinti a soggetto militare e sportivo, di paesaggi e ritratti. Esegue anche diversi disegni e caricature. S’iscrive alla NSDAP con tessera numero 1307 e diviene membro delle SA dal gennaio del 1923. Entra nel Circolo culturale delle Sturm Abteilung e diviene uno dei primi collaboratori del Völkischer Beobachter e della rivista SA Mann, giornali dove continua a pubblicare i suoi disegni anche dopo il 1933. Uno dei suoi manifesti “Harte Zeiten – Harte Pflichten – Harte Herzen” sarà utilizzato fino a tutto il 1945.
Il 28 febbraio 1924 Eber si sposa per la seconda volta con l’avvenente e simpatica stilista Irmgard Faltin, figlia di un celebre ginecologo di Monaco. La coppia s’istalla in Barerstrasse 48 presso la casa dei suoceri dove la moglie aveva aperto un laboratorio di moda a cui Eber collaborerà con disegni e schizzi. Il matrimonio non è molto ben visto dal dottor Faltin, liberale e cosmopolita, che mal sopportava l’unione della figlia con un noto nazionalsocialista, alto, sportivo, dai modi rustici del Palatinato e che a causa della sordità non partecipava ai convenevoli ed alle conversazioni. Il dottore e la moglie non andarono nemmeno al matrimonio cattolico della figlia. Il 5 maggio del 1925 nasce il primo figlio della coppia Kurt. Spesso gli sposi si recano a Garmisch-Partenkirchen dove si erano conosciuti. L’artista ha scelto Monaco e l’alta Baviera come patria elettiva e a queste montagne dedica innumerevoli opere. Uomini e donne della montagna, sportivi, guide alpine e scalatori, nudi e scene rustiche sono i temi ricorrenti dei quadri di Eber. L’artista stesso era alpinista, sciatore, guida e fortemente attratto dallo sport e dalle attività in ambiente naturale. Una celebre fotografia scattata nell’atelier di Carl Zwikl, lo mostra con l’equipaggiamento da alpinista. Conosce molti dei fondatori dell’Alpenverein (club alpino tedesco) e nel 1928 ritrae uno dei suoi consiglieri anziani, Adolf Zoeppritz. Nel 1928 dopo la costruzione della funivia per il rifugio alpino “Adolf Zoeppritz-Haus” sul Kreuzeck a 1652 metri, Eber esegue un affresco a soggetto alpino che, insieme al celebre “Bergführer”, si possono ancora oggi ammirare nel rifugio.
La sordità si aggrava e la moglie deve spesso scrivere le domande per il marito o ripetere lentamente le parole. L’artista, escluso dalle conversazioni, si esprime con i quadri e lo vediamo spesso ritratto in lettura con la sua pipa di corno. Nel 1925 avviene il primo contatto tra Eber e la cultura degli indiani d’America che sarà una delle sue grandi passioni e fonte ricchissima d’ispirazione artistica. L’amore per gli indiani era molto diffuso in Germania soprattutto grazie all’opera di Karl May (Hohenstein Ernstthal 1842 – Radebeul 1912) scrittore popolare tedesco di gran successo. Il personaggio del pellerossa Winnetou (Winnetou il gentiluomo rosso del 1892) fu molto amato dallo stesso Hitler. Il 25 marzo 1925 Eber ritrasse nel suo atelier il capo indiano “Black Wolf” di 105 anni che stava visitando, insieme ad un altro indiano, Monaco. Il dipinto ad olio 124 cm. per 85 cm. è oggi al Museo Karl May di Radebeul nei pressi di Dresda. Eber diventa membro del Cowboy Club di Monaco (Cowboy Club München Zentralländstraße 37 D- 81379 München Tel. 089-7235146 http://www.cowboyclub.de) che sarà il tramite per la diffusione della cultura indiana in tutta la Germania.
L’artista è affascinato da questo popolo ed incomincia a raccogliere cimeli ed opere artistiche ed artigianali delle popolazioni originarie dell’America settentrionale. Molti suoi dipinti saranno da questo momento dedicati alla storia ed alla cultura pellerossa: i dipinti ad olio Two Arrows del 1927, l’acquarello Indio zu Perde del 1928, Kindertanz der Sioux del 1929. Nel 1929 il circo di Dresda “Sarrasani” passa da Monaco e s’installa al Theresienwiese dove rappresenta uno spettacolo dedicato al selvaggio West sul modello di quello di Buffalo Bill in cui sono esibiti indiani della riserva di Pine Ridge nel sud Dakota tra cui il capo “White Buffalo”. Eber, la moglie ed altri amici del Cowboy Club assistono alla rappresentazione, si fanno fotografare col capo indiano e ne divengono amici. White Buffalo è invitato in agosto a Monaco con altri capi indiani: si rinsaldano i legami di simpatia con doni reciproci. Il Gran capo indiano White Horse Eagle conferisce ufficialmente a Elk Eber il titolo ed il nome di Capo He-Ha-Ka-Ska della tribù dei Dakota. Il nome indiano Lakota Hehaka Ska sta per Alce (Hehaka traduce il nome Elk che significa alce) e Ska significa bianco. Il nome Elk era già stato scelto ed usato del pittore che aveva chiesto la traduzione in Lakota del suo nome d’arte Elk dal 1925 e che era diventato anche il suo nome ufficiale insieme ad Emil. I rapporti d’amicizia ed ammirazione con molti capi indiani arricchiscono la sua già consistente collezione etnografica di oggetti ed indumenti tradizionali indiani. Eber entra in contatto con molti altri collezionisti di materiale indiano tra cui Patty Frank che diventerà uno dei suoi amici più intimi. Con Frank visita per la prima volta il Karl May Museum di Radebeul il 12 dicembre del 1929. Per il museo esegue nel suo atelier di Monaco un busto che rappresenta il personaggio di Winnetou e moltissimi altri lavori ed opere ancora oggi visibili (Karl May Museum, Karl-May-Straße 5 – D 01445 Radebeul te. 0049 351 8373010 http://www.karl-may-stiftung.de/museum/anreise.html).
Buona parte della straordinaria collezione etnografica di Elk Eber e quasi la totalità delle sue opere a soggetto indiano, sarà donata al museo. Il 19 febbraio 1937 riapre rinnovato il museo Karl May e viene presentato il celebre dipinto ad olio di Eber La battaglia di Custer eseguito per l’occasione e venduto per 3.000 RM. E’ una delle rappresentazioni più attendibili dell’evento storico che portò alla disfatta e all’uccisione del Generale Georg Armstrong Custer: l’opera era talmente realistica e precisa nella riproduzione d’armi, vestiti, oggetti che un giornalista fece nascere la leggenda di Eber figlio di un bianco e di una Sioux che da bambina aveva assistito alla battaglia di Little Big Horn. Il dipinto ad olio è preceduto da un lavoro preliminare eseguito ad acquarello del 1929 che presenta qualche significativa differenza con il lavoro definitivo del 1936. Il capo indiano al centro del dipinto è rappresentato con la bandiera personale di Custer con una stella, mentre nell’acquarello la bandiera è quella nazionale americana.
In una conferenza stampa e nei successivi articoli sui giornali (vedi anche Illustrierten Beobachter n. 33 del 1937) Elk Eber è descritto come amico degli indiani d’America e profondo conoscitore della loro nobile cultura. Nel 1969 il Museo Nazionale della battaglia di Custer cercò di acquistare il dipinto di Eber ma senza riuscirci. La fama di Eber cresce e arriva la richiesta di un dipinto per Presidente americano Roosvevelt. L’opera, che non fu mai terminata e di cui è possibile vedere uno studio al Museo Karl May, doveva rappresentare la battaglia di Point Plesant del 10 ottobre 1774 avvenuta tra 1000 guerrieri Shawnee condotti dal capo Cornstalk e 1100 coloni americani guidati dal colonnello Andrew Lewis. Nel 1935 la galleria di Monaco Städtische Galerie im Lenbachhaus (Luisenstraße 33, 80333 MünchenTelefon 089/23 33 20 00 Telefax 089/23 33 20 03/4 lenbachhaus@muenchen.deTel. 089 / 233 320 02) acquistò circa 40 disegni di Eber dedicati alla prima Guerra mondiale e al Kampfzeit. Dopo il ritorno alla Germania della Saar viene insignito nel 1935 del Premio Albert Weißgerber istituito da Kurt Kölsch. Il 13 maggio 1936 Eber si separa dalla seconda moglie e torna per qualche mese dai parenti a Haardt nel Palatinato. Dal 1937 espone sedici dipinti nella mostra d’arte Grosse Deutsche Kunstausstelllung tra cui Appel am 23 februar 1933 e Die letze Handgranade nel 1937, So war die SA del 1938, Ein Meldegänger del 1939, Polnische Gefangene vor der Kommandantur in Warschau del 1939 e Sie trommeln del 1941. So war die SA destinato alla nuova cancelleria a Berlino viene comprato per 15.000 Reichsmark da Adolf Hitler che acquista anche Die letze Handgranade. Il 30 gennaio 1938 Elk Eber riceve il titolo di professore. Il 14 settembre 1938 si sposa per la terza volta con Lieselotte Rummel conosciuta a Garmisch. Nel 1939 illustra con 12 disegni il libro di Hans Rudolf Rieger Lagerfeuer im Indianerland. Con diversi interventi pubblici ed articoli si oppone fermamente alla descrizione della cultura indiana come “selvaggia” da parte degli anglosassoni: riafferma il carattere altamente etico delle società indiane e il profondo rispetto per il guerriero ed il vinto. Ribadisce che la pratica dello scalpo è estranea alla cultura pellerossa ma fu introdotta dai “civili” coloni bianchi. Diversi tra i pezzi più belli della sua collezione d’oggetti indiani sono ceduti al museo del cuoio di Offenbach (Deutsches Ledermuseum, Frankfurterstr. 86 D – 63067 Offenbach E-mail: info@ledermuseum.de http://www.ledermuseum.de/) dove oggi si possono ammirare. Qualche oggetto è rimasto al Cow Boy Club di Monaco.
Allo scoppio della guerra contro la Polonia Eber chiede di partire ancora volontario. Ritorna all’attività di pittore di guerra nel 1939-1940 nella stessa compagnia di propaganda dei pittori Franz Eichhorst, Alwin Stützer, Ernst Vollbehr e della regista Leni Riefenstahl. All’inizio del 1940 espone un buon numero dei suoi lavori nella mostra Polenfeldzug und U-Boot Krieg in Bildnern und in Bildnissen alla Künstelerhaus a Berlino. Lo stesso anno il 26 febbraio riceve il premio per l’arte della SA. Esegue un affresco per l’ospedale di Garmisch dove è ricoverato a causa di un’infezione di tubercolosi aggravatasi durante la guerra in Polonia. Nonostante la sua carriera di pittore Eber non è in grado di pagarsi le spese mediche e del sanatorio e di far fronte contemporaneamente alle necessità della famiglia: riceve il sostegno economico del fondo d’assistenza delle SA e una speciale donazione da parte del ministro per la propaganda, Dr. Goebbels. Elk Eber muore il 12 agosto 1941 alle 3.00 nel sanatorio di Garmisch-Partenkirchen. Durante il funerale, la sua compagnia, il 16° “List”, intona il vecchio canto Guten Kameraden. I suoi amici scrivono un pezzo sulla stampa di Monaco intitolato Alce bianco è morto. Un’esposizione commemorativa viene tenuta nel giugno del 1942 al Kunstverein di Monaco. Werner Rittisch scrive sul Völkischer Beobachter del 15 agosto 1941 il necrologio per l’artista scomparso “In morte del Prof. Elk Eber, pittore del Kampfzeit e dei combattenti”. In memoria di Elk Eber appare un articolo sulla Nationalsozialistische Monatshefte (12. J. 1941 Heft 138) a firma di Waldemar Hartmann in cui si afferma che “Elk Eber è stato capace di rappresentare visivamente e di vivere in prima persona l’eroismo del soldato tedesco”. Nel novembre del 1944 cade sul fronte dell’est il figlio diciannovenne Kurt. Molti dei dipinti di Elk Eber a soggetto politico e militare, trafugati alla fine della guerra, giacciono in un deposito militare di Washington non accessibili al pubblico.
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