In questo articolo prenderemo in considerazione l’atteggiamento assunto da Costantino nei riguardi dei templi pagani e dei combattimenti tra gladiatori che avvenivano nelle arene degli anfiteatri.
Per quanto concerne il comportamento di Costantino nei riguardi dei templi pagani Eusebio afferma che l’imperatore dopo la conquista della parte orientale dell’impero distrusse vari templi e ne confiscò i beni. Vogliamo subito precisare che altre fonti confermano l’attendibilità delle parole di Eusebio: tuttavia dobbiamo anche tener presente che anche altri imperatori prima di Costantino avevano confiscato i tesori dei templi pagani soprattutto nei momenti di crisi economica nei quali scarseggiavano i metalli preziosi.
Di conseguenza dobbiamo porci una domanda di grande importanza e cioè: fino a che punto la chiusura dei templi e la confisca dei loro beni effettuate da Costantino avevano un carattere deliberatamente antipagano e fino a quanto erano invece dovute a ragioni prettamente economiche? Dobbiamo anche dire che gli stessi autori cristiani non negarono l’utilizzazione per fini economici dei tesori sottratti ai templi pagani. Ma tali autori cristiani misero in evidenza soprattutto il carattere antipagano dei provvedimenti di Costantino nei riguardi di tali templi. A nostro avviso i motivi di carattere economico ebbero un certo peso nella emanazione di tali provvedimenti dell’imperatore contro i templi ma nello stesso tempo siamo convinti che la conversione di Costantino al cristianesimo ebbe un ruolo determinante nella emanazione di tali provvedimenti contro i templi.
Ma la questione non è di semplice definizione anche perché dobbiamo tenere presente che la distruzione dei templi pagani voluta da Costantino non avvenne in maniera sistematica e radicale ed inoltre non riguardò tutti i territori dell’impero. Dobbiamo quindi tenere conto che i provvedimenti emanati da Costantino non crearono problemi importanti ai pagani che desideravano assistere ai riti che si svolgevano nei templi e di conseguenza i provvedimenti adottati da Costantino non erano finalizzati a creare seri problemi alla religione pagana ma ebbero un carattere più formale che sostanziale.
Molto significativa a tale riguardo è la testimonianza del retore pagano Libanio che affermò a chiare lettere che sotto il regno di Costantino anche se nei templi dominava la povertà era possibile assistere a tutti i riti religiosi pagani che si svolgevano abitualmente in tali templi. Dobbiamo anche mettere in evidenza che Libanio essendo un pagano avrebbe senza nessun problema accusato Costantino di non permettere lo svolgimento dei riti religiosi nei templi se i provvedimenti legislativi dell’imperatore avessero effettivamente causato problemi seri alla religione pagana.
Premesso ciò cerchiamo di comprendere i motivi che spinsero Costantino a chiudere ed a demolire un limitato numero di templi pagani evitando però una distruzione sistematica di essi.
A nostro avviso Costantino pur adottando una politica religiosa filocristiana non poteva non tenere conto che la grandissima maggioranza dei suoi sudditi erano pagani e di conseguenza se egli avesse ordinato una distruzione sistematica e radicale dei templi in tutte le zone dell’impero i suoi sudditi in massima parte pagani si sarebbero ribellati e Costantino avrebbe corso il serio pericolo di perdere sia il regno sia la vita. Consapevole di ciò Costantino si limitò a distruggere solamente quei templi pagani dove avvenivano culti particolarmente immorali (ad esempio Costantino distrusse quei templi nei quali veniva praticata la prostituzione sacra. Nonostante ciò ai pagani non sfuggì il fatto che dietro la distruzione di un certo numero di templi vi era la volontà di Costantino di svolgere una politica religiosa filocristiana. I pagani rimasero molto colpiti dal fatto che in alcuni casi Costantino ordinò la distruzione di alcuni templi assumendo anche in pubblico un atteggiamento di tale disprezzo nei confronti di tali templi da lui fatti distruggere da essere considerato dalla maggior parte dei pagani un vero e proprio nemico della religione degli antenati. Eunapio ad esempio mise in evidenza che Costantino da un lato aveva distrutto alcuni templi pagani molto famosi e dall’altro aveva fatto costruire chiese cristiane.
Volendo sintetizzare possiamo dire che Costantino rendendosi conto che non poteva distruggere sistematicamente tutti o la maggior parte dei templi pagani si limitò sì a distruggerne un numero limitato di essi ma nello stesso tempo assunse atteggiamenti tali da far capire ai pagani che la causa principale dei suoi provvedimenti contro tali templi era la sua conversione al cristianesimo.
Tuttavia anche se Costantino si limitò a distruggere un numero limitato di templi pagani in alcuni casi le popolazioni pagane delle città dove avvennero le distruzioni dei templi si ribellarono ai provvedimenti adottati da Costantino. Per fare degli esempi concreti Costantino per distruggere i templi ad Afaca ed Eliopoli dovette usare le maniere forti tanto che fu costretto ad utilizzare un notevole numero di soldati per vincere la resistenza armata della popolazione di Eliopoli e di Afaca che non voleva in nessun modo accettare la distruzione di questi due templi.
Riteniamo opportuno mettere in evidenza che anche in altre città la popolazione si oppose con violenza alla chiusura dei templi scatenando una vera e propria guerriglia urbana contro i soldati mandati da Costantino. Come si vede quindi Costantino dovette per forza di cose adottare un atteggiamento molto prudente per quanto riguarda non solo la chiusura dei templi ma più in generale tutta la sua politica religiosa filocristiana che fu sempre costretta a tenere conto del fatto che i pagani erano la maggioranza dell’impero e che i cristiani erano solamente una minoranza che fino a poco tempo prima dell’impero di Costantino era stata duramente perseguitata dagli imperatori e fatta oggetto di disprezzo ed odio da parte dell’opinione pubblica pagana.
Dopo aver preso in considerazione l’atteggiamento di Costantino nei confronti dei templi pagani ci interesseremo dei provvedimenti emanati dall’imperatore riguardanti i combattimenti tra gladiatori che avvenivano nelle arene degli anfiteatri. Vogliamo subito mettere in evidenza che se i provvedimenti adottati da Costantino nei confronti dei templi pagani furono un importante cavallo di battaglia del proselitismo dei cristiani altrettanto importante furono per i cristiani le decisioni adottate da Costantino nei riguardi dei combattimenti tra gladiatori che avvenivano nelle arene degli anfiteatri.
Costantino emanò delle disposizioni che da un lato vietavano i combattimenti tra gladiatori nei periodi di pace e dall’altro eliminarono dal diritto penale romano la condanna “ad ludum” (ovvero a combattere come gladiatore nelle arene degli anfiteatri. Dobbiamo tenere presente che la principale fonte di reclutamento dei gladiatori era proprio la condanna “ad ludum”. Costantino sostituì la condanna “ad ludum” con quella “ad metalla” ovvero ai lavori forzati nelle miniere). Come abbiamo già visto per la legge che prescriveva la chiusura e la demolizione dei templi pagani anche tale legge contro i combattimenti tra gladiatori non venne mai applicata da Costantino e dai suoi successori con rigidità e con severità tanto è vero che i combattimenti tra gladiatori continuarono nell’impero anche dopo l’entrata in vigore di tale legge ed inoltre la condanna “ad ludum” continuò ad essere utilizzata non raramente anche dopo il provvedimento legislativo di Costantino. Per comprendere per quali motivi il provvedimento legislativo emanato da Costantino non venne mai applicato con rigore bisogna tenere in debita considerazione il significato politico, sociale e psicologico che i combattimenti tra gladiatori avevano nel mondo romano. Per quanto riguarda il significato politico di tali spettacoli dobbiamo mettere in evidenza che i combattimenti tra gladiatori furono uno dei mezzi più efficaci utilizzati dalle classi dominanti romane per distrarre gli individui appartenenti al popolo dai durissimi problemi economici e sociali presenti nella vita di tutti i giorni. Per dirla in altro modo gli individui appartenenti alle classi sociali subalterne affascinati ed accecati dal fascino che esercitavano su di loro i combattimenti tra gladiatori non riflettevano sui reali problemi che rendevano loro la vita estremamente dura e di conseguenza potevano più facilmente essere tenuti sotto controllo dai detentori del potere politico. Si potrebbe dire che gli spettacoli allestiti negli anfiteatri molto di più di quelli allestiti nei teatri affascinavano ed alienavano la plebe romana.
Durante tali combattimenti tra gladiatori la folla si eccitava in maniera incredibile e dimostrava tutta la sua crudeltà: certamente i comportamenti assunti dagli spettatori erano in gran parte dovuti alla necessità di sfogare le numerose frustrazioni che subivano in periodi storici certamente molto difficili soprattutto per gli appartenenti alle classi subalterne. Non mancavano nemmeno comportamenti chiaramente isterici nelle folle che assistevano ai combattimenti tra gladiatori e gli inevitabili fenomeni di contagio psichico amplificavano tali comportamenti isterici collettivi. Dobbiamo dire che malgrado le durissime condanne della Chiesa nei riguardi di tali spettacoli perfino alcuni cristiani erano attratti dai combattimenti tra gladiatori.
Per quanto riguarda il significato psicologico che i combattimenti tra gladiatori avevano nel mondo romano possiamo dire che essi erano una valvola di sfogo che era importantissima per rendere meno dura la vita a tutti quegli individui che non avevano nessun altro modo per sfogare le loro frustrazioni e la loro rabbia.
Ma i combattimenti tra gladiatori avevano anche una notevole importanza sociale nel mondo romano dal momento che i gladiatori erano al massimo grado ammirati per le loro imprese anche negli intervalli di tempi tra un combattimento e l’altro (possiamo dire che i gladiatori erano ammirati nel mondo romano così come oggi vengono ammirati i calciatori). Inoltre i gladiatori come oggi i calciatori erano uno stabile oggetto di conversazione nel mondo romano come dimostrano le testimonianze epigrafiche. I gladiatori avevano un fortissimo fascino anche sulle giovani donne romane che molto spesso venivano prese da forte attrazione ed infatuazione e addirittura si innamoravano dei gladiatori più famosi che diventavano per loro dei veri e propri idoli.
Per tutti questi motivi da noi messi in evidenza Costantino non applicò in maniera rigorosa la sua disposizione legislativa riguardante i combattimenti tra gladiatori: se Costantino non si fosse comportato in tal modo la reazione delle masse pagane sarebbe stata violentissima e sarebbero quasi certamente scoppiate delle rivolte contro l’imperatore. In sintesi possiamo dire che nel corso del suo regno Costantino dovette per forza di cose scendere a compromessi sia con le classi dominanti pagane sia con quelle subalterne non solo per quanto riguarda i templi e gli anfiteatri ma per quanto riguarda l’intera sua politica religiosa e sociale filocristiana in quanto l’imperatore ebbe in parte le mani legate dal fatto che la maggioranza dei suoi sudditi erano pagani. Quasi certamente se Costantino avesse svolto la sua politica filocristiana in maniera più radicale seguendo le sue inclinazioni sarebbe finito molto presto vittima di qualche congiura o di qualche rivolta ed avrebbe perso sia la vita sia il regno.
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