L’argomento morte da qualche tempo non è più tabù in Occidente. Il discutere di eutanasia, di testamento biologico, di predeterminazione del momento in cui “lasciarsi andare” ha fatto venir meno uno dei tabù più radicati nella cultura moderna. Il tabù della fine della esistenza fisica: quella reticenza a parlare schiettamente di morte che si manifestava nello stesso linguaggio cifrato dei necrologi. “E’ mancato all’affetto dei suoi”, “è venuto meno…” erano le formule eufemistiche per evitare di nominare il convitato di pietra. Oggi invece si invoca il diritto di morire “al momento giusto” o il dovere di accettare che il trapasso avvenga senza forzature. Allo stesso tempo la cultura new age ha favorito la diffusione di testi che affrontano il tema della morte in una prospettiva “gnostica” e la stessa ricerca scientifica, in alcuni suoi filoni “di frontiera”, ha cercato di gettare uno sguardo se non proprio sull’aldilà, almeno su ciò che accade in prossimità della morte. È interessante capire fino a che punto gli studi sulle esperienze di pre-morte condotte ad esempio dal medico americano Moody si concilino con antiche trattazioni che illustrano le tappe del viaggio iniziatico per eccellenza: quello che conduce alla vita ultraterrena.
Negli ultimi mesi la casa editrice Anima ha pubblicato, con un commento a cura di Mario Pincherle, il cosiddetto “Libro Tibetano dei Morti”. Il Bardo Thodol – questo il titolo originario – è uno dei tre grandi classici “funerari” di tutti i tempi, insieme al Papiro Egizio dei Morti e alla Divina Commedia di Dante Alighieri. “Bar-do” è l’espressione tibetana che indica la dimensione del passaggio tra due stati: la morte per i tibetani non è una condizione di stasi, ma una profonda sconvolgente trasformazione. L’ asceta si esercita già in vita a cogliere l’attimo che sta “tra” vita e aldilà; così come si esercita a cogliere il momento magico in cui la mente passa dalla veglia al sonno ovvero dal sogno del mattino – carico di premonizioni – al risveglio. Apprendere le fasi che succedono alla estinzione della esistenza terrena, imprimerle nella propria memoria di immagini per il tibetano vale come promessa di “liberazione”.
Il Bardo Thodol fu composto in sanscrito dal grande maestro Padma Sambhava, nell’VIII o nel IX secolo, per i buddhisti indiani e tibetani, ma fu da questi occultato e venne riportato alla luce solo nel XIV secolo dallo «scopritore di tesori» spirituali Karma Lingpa. Tra i primi a commentare in Italia questo sconcertante manuale di viaggio fu, negli anni Trenta, l’orientalista Giuseppe Tucci. Da allora in poi, e soprattutto negli ultimi anni, si sono succedute a ritmo frenetico riedizioni e commenti sempre nuovi.
Per quale motivo un testo arcano, frutto di una mentalità assai diversa da quella occidentale, affascina così tanto? Forse per il suo modo “soggettivo” di porre il problema dell’aldilà: il Bardo Thodol insegna che alla morte ogni uomo è posto di fronte al mondo ultraterreno secondo il punto di vista coltivato nella propria religione. Per il buddhismo non esiste infatti un solo paradiso, ma tanti quanti sono gli esseri illuminati, perché ciascuno di essi ha la capacità di creare con la mente una «terra pura». Se il cristiano avvicinandosi alla morte incontra il Cristo e l’indiano incontra l’amorevole Vishnu, non vi è dunque da stupirsi. Il Bardo Thodol invita a “non accontentarsi” di queste visioni religiose, ma a immergersi in una Luce più profonda, anteriore, che precede ogni forma e nella quale ogni manifestazione si discioglie. Il “Bardo Thodol” è un grande poema della luce. La “luce” è infatti il grande esorcismo alla paura della morte, che terrorizza gli adulti così come il buio terrorizza i bambini. Il Bardo Thodol assicura che il morire è un nascere alla luce, non uno sprofondare nella notte. E invita a “stare calmi”, a non cedere a spaventi o a lusinghe ultraterrene.
Il passaggio dal buio alla luce è proprio il tema che attraversa le “testimonianze” raccolte dal medico americano Moody tra coloro che sono stati sul punto di morire. Moody a classificato, con spirito baconiano, una serie di costanti (ben quindici) nei racconti dei “ritornati”: il paziente “sente” i medici che annunciano la sua morte, guarda il suo corpo dall’esterno; sperimenta una sensazione di grande pace; attraversa un tunnel buio; sperimenta una avvolgente “Luce”. Questi racconti non possono certo proporsi come criteri di oggettività scientifica; tuttavia la loro ricorrenza stupisce. Anche Goethe sul letto di morte, estasiato, mormorò “mehr Licht!”: più luce; quasi a testimoniare il passaggio ad una chiarità superiore.
La “ricerca” delle condizioni oltre la vita ovviamente non diventerà mai “scoperta”; tuttavia tale ricerca, sia che ricorra a testi arcaici ed arcani come il Libro Tibetano dei Morti, sia che ricorra ai metodi della moderna indagine scientifica, ha qualcosa di “faustiano”. L’uomo occidentale dopo aver rivolto il suo desiderio di conoscenza a ciò che sta oltre il confine geografico, oltre il confine dell’infinitamente piccolo (l’atomo) e l’infinitamente grande (lo spazio), vorrebbe oggi spostare con la conoscenza l’ultimo confine. Quello che appunto si pone “tra” le due antitesi più potenti e terribili. La vita e la morte.
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Mario Pincherle, Libro Tibetano dei Morti – Bardo Todol (GDL) (IBS) (BOL) (LU)
Tratto da L’Indipendente del marzo 2007.
monica
E' bellissimo e confortante per chi sta vivendo un lutto sopratuttto quando si trattta de'uomo che si amava perso improvvisamente in un incidente stradale, tante cose non dette tante cose da chiarire, non ce stato neanche il tempo di dirgli quanto lo amavo,quale la nostra posizione in questi casi! noi che siamo ancora vivi.Siamo dei disperati oppure non so come definire la mia sofferenza se penso che la sua anima si incarnera in un altro corpo o in nessun altro se ha superato il suo carma .quindi non ci incontreremo più! non avremo piu modo di chiarirci? aiutatemi vi prego
lella
ciao, avevo 30 anni quando ho perso l'uomo che amavo in un incidente stradale, sono passati tanti anni e la ricerca continua, la ricerca di alleviare
quel dolore che io chiamo spesso il nulla… e in questo nulla che ci si smarrisce monica e in quel nulla che è necessario ripotenziare la nostra anima…. e difficile dirlo, farlo e solo pensarlo ma questo dolore è vero, purtroppo è vero è anche un'opportunità… io mi ci sono attaccata fino al punto di non avere altro… non farlo… per favore non farlo, bisogna vivere, vivere è necessario alla vita in senso ampio, vivi e non cercare di fermare il tempo dentro di te, abbandonati totalmente al lato più forte e immenso del dolore, prenditi del tempo ma poi ricordati di te e vivi, vivi appena puoi e se puoi vivi il prima possibile…. ti voglio bene lella
lorena
io ho perso un figlio di neanche 17 anni tre mesi fa in un incidente stradale….anch'io mi sto documentando su quello che ci può essere dopo..sono certa che qualcosa c'è e da quello che ho letto, due anime che si amano finiranno per riincontrarsi e riconoscersi.
francesco A.
commento di francesco A.
LA NASCITA e' la trasformazione dell'anima per realizzare tramite il corpo un suo percorso terreno.
LA MORTE e' la fine del percorso terreno cioe' la realizzazione del suo scopo.
La morte e' sinonimo di vita nell'altra dimensione, noi viviamo come essenza spirituale,
i doni che possediamo sono tantissimi; piuttosto deve essere una gioia passare dal corpo a uno stato di spirito eterno poter vedere e sapere, cio' alla persona umana
non puo' essere dato, puo' arrivare a conoscere solo attraverso lo studio.
Rolando Attanasio
Abbiamo la possibilità, di ritornare, in forma di Bodhisattwa…,quello stato spirituale nel quale la compassione per tutti gli esseri viventi e l'amore indiscriminato possono renderci guide, al servizio dell'umanità intera. Questo nella scuola mahayana; ma per molte scuole Buddhiste l'obbiettivo è invece uscire dal Samsara o ciclo di nascita e morte. Budda il risvegliato ha indicato la dottrina e la via, l'uomo può percorrerla in qualunque momento, la via siamo noi la dottrina è la legge immutabile.
federico
Ho lavorato per tanti anni nel Pronto Soccorso e sull'Elisoccorso di un grande ospedale. Questa esperienza mi ha portato quasi quotidianmente a confrontarmi con la "morte" cercando in tutti i modi di sconfiggerla con le moderne tecniche di cui dispone la medicina occidentale; a volte "vincevo" altre "perdevo". Alla lunga comincia a diventare pesante dal punto di vista psicologico questo tipo di lavoro, soprattutto quando vedi andarsene ragazzi giovani, persone nel pieno delle loro potenzialità o addirittura bambini. I momenti peggiori sono quelli in cui devi comunicare a familiari, mariti, mogli e genitori che il loro caro non c'è più. Proprio questi momenti così terribili mi hanno indotto ad approfondire argomenti quali la Vita oltre la Morte, lo sciamanesimo, la reincarnazione ecc ecc. Adesso dopo anni di studi e pratiche sciamaniche riesco a varcare quella soglia, incontrare amici deceduti parlare con Spiriti elevati e da loro ho appreso che quella che noi definiamo morte in realtà è la vera nascita e quella che noi chiamiamo vita è uno stato di prigionia del nostro spirito in un corpo materiale che utilizziamo per fare esperienze e per elevare il nostro spirito stesso. E' giusto piangere e soffrire quando un nostro caro ci lascia ma ricordiamo che ci reincontreremo e nel ciclo delle rinascite saremo ancora assieme.
ennio
Caro Federico,
ho letto il tuo racconto, e sono molto interessato al tuo percorso di pratiche sciamaniche e di come sei riuscito a varcare la soglia.
ho 48 anni e da molto tempo mi interesso di spiritualità, ma non sono arrivato al punto in cui sei arrivato tu. Mi aiuti a capire come hai fatto? hai avuto dei maestri? sei andato per tenativi? ci sono pericoli oltre la soglia?
spero di sentirti.
ciao
grazie
ennio
Mara
Ciao federico,vorrei dirti che mi e' piaciuto molto il tuo commento.
anch'io lavoro in un ospedale e vedo quotidianamente sofferenza.
Devo dire che sono in perfetto accordo con te e spero che sempre piu' persone cominceranno a non aver piu' paura della morte e a vivere serenamente questo momento di passaggio verso una nuova dimensione che e' solo una rinascita.
tanti saluti a tutti
gino
Ciao anche a me è piaciuto il commento di federico, vorrei sapere se avete letto the secret…e cosa ne pensate . ciao.
Massimo
Ho trovato molto bello ed illuminante il terzo libro della serie di Pullman, La bussola d'Oro, La lama sottile, il Cannocchiale d'Ambra. Spero che nessuno di voi abbia visto il film perchè il libro è altra storia. Credo che dovrebbero fare parte dell'educazione affettiva…forse più degli adulti…che dei bambini. Leggetela credo che sia un bella ventata di verità e di cose che riaccendono la Luce dentro di noi. Il lutto e la perdità sono affrontati a livelli diversi di momento in momento…la comprensione è suggerita da un passaggio all'altro fino al momento della più dolorosa di tutte. Soprattutto per Monica leggili tutti e tre e più di tutti l'ultimo. Vedo che il tuo post è dell'anno scorso, spero che tu stia bene e se magari la tua domanda non ha avuto ancora risposta che questo messaggio ti raggiunga. Non ti preoccupare per lui. Il Disegno è per noi confuso da qui ma lui sarà aiutato a percorrere il suo cammino fino alla fine quando tutti i passaggi saranno compiuti e anche il tuo cammino sarà compiuto tutto avrà senso. Lascialo andare, un po' alla volta…accetta il mistero e sappi che vi rincontrerete nella Luce… in un modo che non ti aspetti. Fatti forza. Un abbraccio. Massimo
annaluongo
che bello incontrare persone che condividono questa conoscenza.avevo terrore della morte ma con lo studio e la fede provo adesso una gioia immensa che vorrei trasmettere a tutti!!in abbraccio.anna
claudio
Ama il tuo prossimo come te stesso. Questo è il percorso per raggiungere la metà. é dura ma se crediamo veramente che DIO è in quella frase, nonostante i nostri inevitabili fallimenti e grazie alla forza dell'Amore, chi prima e chi dopo,raggiungeremo tutti il nostro obbiettivo. Ritornare a casa da DIO. un abbraccio forte a Tutti!
Marilisa
Ho letto i vostri commenti ma non ho capito di cosa parla Massimo.
Che cos'è la Bussola d'oro, la Lama Sottile, il Cannocchiale d'Ambra?
donatella
è una trilogia fantasy con riferimenti alla chiesa e cose varie
Bruno
Dal mito di Er, al nocciolo goehtiano e del marxista Bloch il tema della morte e del riscatto genera attese, speranze. Ho letto commenti di grande profondità che mi hanno commosso. Ma io sono disperatamente solo con me stesso di fronte alla morte, non c'è autore che mi conforti. nemmeno la letteratura latina consolatoria, da Boezio a Cicerone. C'è solo l'impegno ad una vita degna e il ricordo che accenda speranze a far bene qui. Spero di sbagliarmi, ma non ho ancora nulla da propormi.
Franco Battiato regista di "Attraversando il Bardo" | Sentieri Selvaggi WIP
[…] vita. Il titolo Attraversando il Bardo, rimanda al noto testo della letteratura tibetana Bardo Todol, da cui trae ispirazione la poetica del […]