Giovanni Feo, scrittore e ricercatore, maremmano d’adozione, nella sua estesa ricerca sul campo ha acquisito un’approfondita conoscenza del territorio tosco laziale, corrispondente a quello dell’augustea Etruria e delle sue bellezze monumentali e artistiche, non solo protostoriche, etrusche o romane, ma anche medievali e rinascimentali. A questo nuovo lavoro, oltre al contributo di diversi collaboratori e amici, ha partecipato attivamente Marco Bisogni, autore di quasi tutte le immagini e illustrazioni realizzate appositamente per questo splendido volume.
Essenza del volume è l’Ermetismo, tradizione sommersa dell’Occidente (come recita il titolo del primo capitolo) non fondata sul culto del segreto ma “antica tradizione di sapienza costretta ad emarginarsi, a divenire sotterranea, a seguito di pressioni e repressioni subite nel corso dei secoli” (p. 11). La visione unitaria del cosmo per la quale ogni cosa ed essere vivente era in relazione reciproca, dove una legge, o ordine cosmico e divino, regolava la vita in tutti i suoi aspetti, ne costituiva uno dei cardini. Di contro la concezione aristotelica, dove solo la fredda logica e i processi raziocinanti potevano dare giustificazione e significato all’esistenza, che “contribuì al progressivo processo di secolarizzazione della Chiesa e al dilagante materialismo che ne seguì” (p. 9).
Dopo aver ripercorso le strade di Ermete (Alessandria, Imbros, Harrân, ecc.)(1) gli autori ci guidano dettagliatamente alla scoperta di un mondo meno evidente e comprensibile, ma ben presente nella nostra Italia e in particolare in un territorio a loro e a noi vicino. I Longobardi formalmente convertitisi per ragioni politiche, in modo sotterraneo e discreto, continuarono a praticare la loro religione politeista. Nelle famose pievi romaniche espressero e tramandarono il loro retaggio tradizionale pre-cristiano. La penetrazione di tali elementi fu possibile perché nelle “campagne e province dell’alto medioevo, il paganesimo era ancora vivo e radicato, soprattutto il millenario sincretismo etrusco-romano” (p. 20).
Uno dei maggiori prototipi è costituito dal Duomo di Sovana, dettagliatamente descritto dagli Autori. Molti i simboli di pietra presenti e visibili, non solo nei monumenti frequentati da un turismo più o meno culturale, ma anche in testimonianze nascoste perché non facilmente visibili situate in luoghi ora nascosti e occultati ovvero perché considerate dei semplici ornamenti da chi quotidianamente li avrebbe sotto gli occhi, ma spesso neanche li vede. Fra i simboli è da ricordare il “fiore della vita”. Simbolo universale anche se è conosciuto dal grande pubblico dopo l’uso (abuso) identitario di un noto movimento politico regionalista, confermando del resto l’assunto che “la diffusione di simboli non segue percorsi logici e razionali, ma sceglie vie impreviste” (p. 37).
Ampio spazio è dedicato anche alla numerologia e al simbolismo pitagorico nonché alle presenze templari salvatesi dalla distruzione dell’ordine e alla successiva damnatio memoriae. Degne di nota anche le pagine dedicate ai cosi detti parchi grotteschi e mostruosi o simbolici. Queste definizioni evidenziano solo l’aspetto superficiale ed esteriore di questi magici luoghi. “Forse non sarebbe sbagliato definirli più semplicemente “ermetici”, nati sotto una progettualità che camuffava, con spettacolari e impressionanti sculture, un’idea, un concetto originario” (p. 108). Il più celebre di questi parchi è il Parco dei Mostri, anche noto come “Sacro Bosco”, fatto erigere dai conti Orsini a Bomarzo. Semisconosciuto è un secondo parco fatto realizzare dagli Orsini proprio a Pitigliano, molto probabilmente, dagli stessi architetti e scultori che avevano lavorato al Sacro Bosco. Nonostante ripetuti saccheggi, crolli e abbandoni il parco Orsini pitiglianese conserva ancora i segni di un’originaria ispirazione simbolica.
Gli autori ci guidano in una trama ininterrotta che procede, attraversa e prosegue il medioevo. Un libro piacevole che può, secondariamente, anche costituire una “guida” alternativa per la conoscenza di luoghi esoterici di una parte d’Italia.
Note
Cfr. Renato del Ponte, Sacra itinera Platonis. I “sacri percorsi” degli ultimi Scolarchi e la funzione del sito di Harrân, in: “La Cittadella”, VII, n.s., n. 26, apr.-giu. 2007, pp. 26-44.
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GIOVANNI FEO, fotografie di MARCO BISOGNI, Arte sacra e stregoneria. Templari e altri “eretici” nella Toscana medievale, Edizioni Effigi, Arcidosso 2012, pp. 160, € 16,00.
[Pubblicato in: “Arthos”, XVI, n.s., 21, 2012, pp. 110-111].
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