Se il mondo è venuto a conoscenza dell’esistenza di quello che molti considerano il quinto Vangelo, se non addirittura il primo [1], è grazie alla scoperta fortuita, nel 1945, di una serie di scritti, contenuti in XII papiri, nascosti in una grotta nei pressi della località egiziana un tempo nota come Khenoboskion e ora conosciuta come Nag Hammadi.
La storia del ritrovamento e le vicende successive dei papiri costituiscono una straordinaria avventura, che ci è stata resa nota solo 30 anni dopo il suo evolversi, quando il protagonista, un contadino di nome Mohammed Ali Samman, di cui per molti anni non era stata resa nota neppure l’identità, ha acconsentito a raccontare la propria storia ad alcuni ricercatori e che vale la pena di essere brevemente ricostruita.
Partito alla ricerca di “sabakh”, una specie di concime naturale presente sulle montagne nei pressi del suo villaggio, Mohammed Ali Samman entrò casualmente, sul Jabal al-Tàrif, in uno dei 150 anfratti naturali (successivamente scavati ancora, dipinte e usate come siti funerari al tempo della VI dinastia) che costellano il monte e, al suo interno, scoprì una giara in terra rossa alta circa un metro. Inizialmente, temendo che, aprendola, avrebbe potuto liberare degli Jinn (spiriti maligni), il contadino non si avvicinò neppure, ma poi, pensando che forse la giara avrebbe potuto contenere dell’oro o delle ricchezze, cedette alla curiosità e ruppe il contenitore. Al suo interno trovò solo una brocca contenente circa una dozzina di libri rilegati in astucci di cuoio bruno. Deluso, fu tentato di abbandonare il tutto, ma poi decise di portare gli astucci a casa propria, ad Al Quasr.
Completamente analfabeta, Samman non aveva la minima idea del valore della sua scoperta e pensò di utilizzare i papiri per alimentare il forno domestico: successivamente, infatti, ammetterà che alcune pagine andarono perdute proprio perché bruciate da sua madre, Umm-Ahmad, che le utilizzava per alimentare il fuoco, o perché gettate via.
Poco dopo, sempre secondo la sua testimonianza, Mohammed Ali Samman venne coinvolto in una sorta di faida: suo padre venne ucciso e, alcune settimane più tardi, lui e i suoi fratelli giustiziarono Ahmed Ismail, il colpevole, di passaggio nella regione.
Temendo la reazione della polizia, e avendo compreso che, in una eventuale perquisizione di casa sua, la presenza di rotoli di papiro di cui non era legittimo possessore avrebbero potuto peggiorare ulteriormente la sua posizione, Samman affidò parte del “tesoro” al prete copto del villaggio, Al-Qummus Basiliyus Abd el Masih.
Questi, immediatamente colpito dai manoscritti, decise di farli esaminare dal maestro di storia locale, Raghib e, a tale scopo, gli mandò uno dei rotoli.
Quest’ultimo, ne intuì l’inestimabile valore e, tramite un contrabbandiere, tale Bahij Ali, del villaggio di Samman, li fece pervenire al Cairo, dove furono venduti a un antiquario, Phocion Tano, che li mise immediatamente sul mercato nero.
In questo modo, i papiri passarono parzialmente nelle mani di una collezionista italiana, tale signorina Dattari, che abitava nella capitale egiziana, ma la compravendita attirò l’attenzione del governo egiziano, che ne reclamò il possesso, impedendo in tal modo che venissero separati e portati all’estero. Nel 1952 i manoscritti vennero dichiarati tesoro nazionale dal Ministero della Pubblica Istruzione e la collezione Dattari divenne proprietà del Museo Copto del Cairo.
Qui essi vennero depositati e solo alcuni anni dopo vennero fatti conoscere agli studiosi, ancora una volta per circostanze fortuite.
Uno dei codici, attualmente denominato Codice Jung, sfuggì, infatti, alle autorità egiziane, essendo già stato venduto all’antiquario Albert Eid, che, rifiutatosi di consegnarlo alle autorità locali, riuscì a trasportarlo illegalmente negli Stati Uniti. Qui, però, esso rimase invenduto perché considerato troppo “pericoloso” (la polizia egiziana e l’Interpol erano sulle sue tracce), così venne depositato in una cassaforte in Belgio, dove rimase alcuni anni. Alla morte dell’antiquario, la moglie tentò di nuovo di vendere illegalmente il manoscritto ad alcuni collezionisti privati.
Uno storico delle religioni olandese, Gilles Quispel, avendo sentito parlare di questo misterioso testo, decise di acquistarlo tramite la Fondazione Jung di Zurigo e, dopo avere esaminato il codice isolato, si rese conto che alcune pagine risultavano mancanti e partì per l’Egitto per ritrovarle. Venuto a conoscenza della presenza di codici analoghi presso il Museo Copto, nella primavera del 1955 vi si recò per fotografare i testi in questione e si rese conto di essere in possesso di uno dei 52 manoscritti scoperti dieci anni prima a Nag Hammadi. Solo da questo momento in poi lo studio dell’insieme dei papiri, già iniziato dagli esperti museali, sotto la guida dell’egittologo H.C. Puech, ricevette un grande impulso e la fama dei Codici di Nag Hammadi cominciò a diffondersi.
Purtroppo, però, i testi definitivi tardarono molto ad essere pubblicati: di volta in volta piccoli stralci o intere parti vennero editate senza alcuna pretesa critico-filologica e si dovette attendere fino al 1972 per l’inizio di una pubblicazione ufficiale, la The Facsimile Edition of the Nag Hammadi Codices, Published under the Auspices of the Department of Antiquites of the Arab Republic of Egypt in Conjunction with the United Nations Educational, Scientific and Cultural Organization il cui decimo e ultimo volume venne stampato solo nel 1977[2].
Solo da questa data in poi i Codici di Nag Hammadi divennero patrimonio di tutta la comunità scientifica.
Si è parlato di valore culturale inestimabile dei papiri. Perché? Cosa contenevano i manoscritti ritrovati da Mohammed Ali Samman nella grotta del Jabal al-Tàrif?
Sostanzialmente, i 13 codici contenevano una serie impressionante di testi in copto, in gran parte tradotti dal greco, databili intorno al III – IV secolo ma basati su scritti molto più antichi, alcuni dei quali direttamente del I secolo.
Non tutti erano scritti religiosi, essendo presenti anche tre opere appartenenti al Corpus Hermeticum ed una parziale traduzione della Repubblica di Platone, ma la maggior parte delle 52 opere complessivamente rinvenibili era rappresentata da testi gnostici composti in Siria, Palestina e Mesopotamia.
Questo elemento ha fatto ipotizzare che, semplicemente, nel momento in cui la Gnosi era stata dichiarata eretica dal Concilio di Nicea del 325, qualcuno abbia voluto disfarsi di libri potenzialmente molto pericolosi e compromettenti e, non avendo il coraggio di distruggerli, li abbia nascosti nella grotta in cui secoli dopo sono stati ritrovati.
Ecco come Elaine Pagels, una delle maggiori studiose in materia, ricostruisce una possibile sequenza degli avvenimenti:
«La loro soppressione come documenti banditi, ed il loro seppellimento sulla collina di Nag Hammadi, erano parte di una contesa critica per la formazione della prima Cristianità. I testi di Nag Hammadi, ed altri come questi, che circolavano all’inizio dell’era Cristiana, furono tacciati di eresia dai Cristiani ortodossi alla metà del II secolo. Sappiamo da sempre che molti dei primi seguaci di Cristo furono condannati da altri Cristiani come eretici, ma tutto ciò che conosciamo sul loro conto è ciò che ci hanno trasmesso i loro oppositori. Il Vescovo Ireneo, che controllava la chiesa di Lione, nel 180 circa, scrisse cinque volumi dal titolo “Smascheramento e confutazione della falsa gnosi” (pervenuto come Adversus Haereses), che inizia con la premessa di “illustrare le idee di coloro che stanno ora insegnando l’eresia… per mostrare quanto assurde e distanti dalla verità siano le loro affermazioni… e fare questo affinché… si possano avvisare tutti i nostri congiunti di evitare un tale abisso di follie e blasfemia contro Cristo”. […] Questa campagna contro l’eresia contemplò l’involontaria ammissione del suo potere persuasivo; perfino i vescovi ne avevano timore. Per il tempo della conversione dell’Imperatore Costantino, quando la Cristianità divenne una religione approvata ufficialmente, nel IV secolo, i vescovi Cristiani, vittime in precedenza del potere militare, ora lo comandavano. Il possesso di libri denunciati come eretici era considerato un’offesa criminale. Copie di tali volumi venivano bruciate e distrutte. Ma nell’Alto Egitto, qualcuno, probabilmente un monaco del vicino monastero di San Pacomio, prese i libri banditi e li preservò dalla distruzione – nella giara in cui rimasero sepolti per circa 1,600 anni.»
Così stando le cose, appare piuttosto evidente che la biblioteca personale (o forse cenobitica) di chi nascose i testi doveva essere piuttosto fornita rispetto alla produzione e circolazione libraria coeva. L’elenco complessivo dei ritrovamenti (di seguito riportato in ordine di studio e pubblicazione), infatti, comprende praticamente la maggior quantità di scritti religiosi mai pervenutaci:
Codice I (Codice Jung) |
1. Preghiera dell’apostolo Paolo 2. Libro di Giocamo 3. Vangelo della Verità 4. Trattato sulla Resurrezione 5. Trattato tripartito |
Codice II |
6. Libro di Giovanni 7. Vangelo di Tommaso 8. Vangelo di Filippo 9. Ipostasi degli Arconti 10. Sinfonia dell’eresia 40 del Panarion di Epifanio 11. Esegesi dell’anima 12. Libro di Tommaso l’Atleta |
Codice III |
13. Libro di Giovanni 14. Vangelo degli Egiziani 15. Epistola di Eugnosto 16. Sophia di Gesù 17. Dialogo del Redentore |
Codice IV |
18. Libro di Giovanni 19. Vangelo degli Egiziani |
Codice V |
20. Epistola di Eugnosto 21. Apocalisse di Paolo 22. Apocalisse di Giacomo 23. Apocalisse di Giacomo 24. Apocalisse di Adamo 32. Frammento dell’Asclepio |
Codice VII |
33. Parafrasi di Shem 34. Secondo Trattato del Grande Seth |
Codice VI |
25. Atti di Pietro e dei dodici apostoli 26. Il Tuono, perfetta mente 27. Authentikos Logos 28. Aisthesis dianoia noèma 29. Passaggio parafrasato della Repubblica di Platone 30. Discorsi sull’Ogdoade e sull’Enneade 31. Preghiera di Ringraziamento 35. Apocalisse di Pietro 36. Insegnamenti di Silvano 37. Le tre steli di Seth |
Codice VIII |
38. Zostrianos 39. Epistola di Pietro a Filippo |
Codice IX |
40. Melchisedek 41. Il pensiero di Norea 42. La testimonianza della Verità |
Codice X |
43. Marsanes |
Codice XI |
44. Interpretazione della conoscenza 45. Esposti Valentiniani 46. Rivelazioni ricevute dall’Allogeno 47. Hypsiphrone |
Codice XII |
48. Sentenze di Sesto 49. Frammento centrale del Vangelo della Verità 50. Frammenti non identificati |
Codice XIII |
51. Protennoia trimorfica 52. Frammento del 5° trattato del Codice II |
Tra tutti questi scritti, davvero fondamentali per la comprensione del pensiero cristiano “eterodosso” dei primi secoli, la sola opera completa in ogni sua parte è quella che viene unanimemente considerata la più interessante: il Vangelo di Didimo Giuda Tommaso.“
Si tratta di un testo, definito apocrifo dalla Chiesa, di epoca certamente neo-testamentaria, rilegato a codice nel tipico stile copto e scritto per una scuola proto-cristiana che si definisce fondata da Tommaso apostolo.
A differenza dei quattro Vangeli canonici, quello di Tommaso non è una narrazione della vita di Gesù, inserita in un contesto filosofico, quanto piuttosto una raccolta di “logia” o detti, in alcuni casi con brevi elementi dialogici, attribuiti al Cristo.
Molti di tali logia (nel complesso ve ne sono 114), riportano elementi ritrovabili anche nei Vangeli canonici, ma alcuni episodi e alcune frasi erano completamente sconosciuti fino alla scoperta del Vangelo tommasino.
In ogni caso, secondo il parere pressoché unanime di tutti gli studiosi, nonostante tutte le maggiori confessioni cristiane rigettino il testo come non autoritativo, si contano sulle dita di una mano le sentenze chiaramente spurie e incompatibili con il messaggio evangelico così come da noi conosciuto[3].
Nonostante il rifiuto ecclesiastico, inoltre, il Vangelo di Tommaso è considerato da numerosi filologi come la più importante fonte di studio per comprendere la formazione dei Vangeli sinottici a partire dalla cosiddetta “Fonte Q“, mai ritrovata ma ritenuta praticamente certa dalla maggior parte degli studiosi[4], che, con ogni probabilità, doveva essere una sorta di raccolta di logia, né più ne meno che quella di Tommaso.
Anche per questa ragione numerosi filologi e teologi ritengono che il Vangelo di Tommaso sia semplicemente una redazione indipendente dal Nuovo Testamento e che, di conseguenza, non avendo subito alcun grado di rielaborazione teologico-paolina, sia da considerarsi una della più autorevoli guide verso la conoscenza del Gesù storico[5].
Per altro, i criteri filologici classici di semplicità formale e di attestazione multipla di questi scritto, come attesta molto chiaramente Robert Funk[6], proverebbero abbastanza inequivocabilmente sia la verità dei logia come parola di Cristo (attestazione multipla), sia la preminenza cronologica del Vangelo di Tommaso sui Vangeli canonici.
Perché allora le Chiese cristiane hanno sempre rifiutato di prendere anche solo in considerazione l’ipotesi di un quinto Vangelo?
Probabilmente perché alcuni studiosi hanno da subito catalogato questo scritto come gnostico, anche sulla base della presenza di numerosi testi legati alla Gnosi tra quelli ritrovati a Nag Hammadi.
Ma si tratta di una classificazione corretta? Quello che troviamo nei logia è materiale legato alla tradizione della Gnosi o semplicemente è materiale che completa le nostre conoscenze derivate dai Sinottici?
Il Vangelo di Tommaso dichiara fondamentalmente che il Regno di Dio esisterebbe sulla terra già oggi se le persone “aprissero gli occhi”: c’è una luce divina in noi che potrebbe permetterci di vedere il Regno ovunque intorno a noi, perchè il mondo è “immagine di Dio” fin dalla creazione. L’essere umano non è solo l’uomo caduto con Adamo, ma è anche colui che riflette il proprio creatore, colui che deve ricercare la via del ritorno alla situazione edenica già sulla terra. Cosa ha a che fare tutto ciò con la Gnosi? E’ vero che tale dottrina religioso-filosofica proclama la necessità di una conoscenza semi-intuitiva dei misteri dell’universo, ma è anche vero che tale conoscenza, così come già Ireneo di Lione ci descrive i precetti gnostici nel 185 d.C., è ottenibile solo tramite formule misteriche ben precise e la credenza in un sistema di stampo demiurgico: di entrambi questi elementi non vi è alcuna traccia nei logia, se non in una percentuale di essi calcolata intorno all’8% e classificata normalmente come evidentemente spuria[7].
Allora, perché non possiamo pensare che un pastore egiziano abbia trovato, poco più di 70 anni fa quello che potremmo definire non il “quinto” ma il “primo Vangelo”?
[1] ) Cfr. , ad esempio, M.Pincherle, Il Quinto Vangelo, Cesena, Macro, 1998, passim
[2] Cfr. L.Moraldi (a cura di), I vangeli gnostici, Milano, Adelphi, 1984, pgg. XIV-XV
[3] ) A.Armstrong, Thomas,the Lost Evangelist, Ehrdeman, 2004, p.21
[4] ) B. Ehrman. The Lost Christianities: The Battles for Scripture and the Faiths We Never Knew. Oxford University Press, 2003, passim
[5] ) Cfr. H. Koester, Ancient Christian Gospels, Trinity Press International, 1990, passim e R.W.Funk e R.W. Hoover, The Five Gospels: What Did Jesus Really Say? The Search for the Authentic Words of Jesus, Polebridge Press, 1993, passim
[6] ) R. Funk, citato, pgg. 61 ss.
[7] ) Cfr. B.Evans, Is the Gospel of Thomas a Gnostic writing?, Rushmore Publishing, 1999, pgg. 137 ss.
carlo
Lettura molto interessante e coinvolgente, che non elimina i dubbi religiosi ma ne crea altri, e rafforza convinzioni (più che dubbi) latenti sull'origine…: è Dio ha creato l'uomo oppure l'uomo ha inventato Dio?
Musashi
Vorrei approfittare di questo spazio per rispondere ad alcune imprecisioni che girano, di solito sostenute non senza malafede dai cattolici piu' oltranzisti, per sminuire i testi gnostici, per fortuna ora ritornati miracolosamente alla luce.
Mi è stato detto – da un certo alfareligio proprio su questo sito- che i Vangeli gnostici sarebbero traduzioni di originali precristiani: il che è assolutamente falso e palesemente impossibile: che siano testi risalenti al periodo precristiano non è compatibile col fatto che parlino di Gesù detto il Cristo, nato in Galilea, operante miracoli e tutto ciò che trova riscontro con i canonici. E' vero che le narrazioni della vita di Gesù sono meno importanti nei vengeli gnostici, ma resta comunque altamente improbabile che siano stati rimaneggiati dei testi precristiani adattandoli alla vicenda cristica! Chi dice una cosa simile dovrebbe dimostrare quali testi precrisitani abbiano fornito il materiale per i vangeli gnostici. Vediamo se riuscite a trovare……
E' vero che esiste una Gnosi pagana (Corpus Hermeticum), una Ebraica (ebioniti), una iranica (Mani), ma
la Gnosi cristiana ha la sua autonomia testuale. Che poi la Gnosi sia una sola, e che le analogie vi siano fra le sue varie forme, è un altro discorso. Come non si può escludere che un grande iniziato come il Cristo Gesù conoscesse anche gli Esseni, i Terapeuti, i gruppi esoterici greco-egizi di Alessandria.
ma questo non inficia l'autonomia testuale della Gnosi cristiana: i cui Vangeli fanno tutti riferimento agli insegnamenti segreti di Gesu Cristo, in Galilea, e offrono concordanza di tempi, luoghi vicende (come il fatto della crocefissione) con i canonici. Il che smentisce qualsiasi ipotesi di origine extra-cristiana.
E' stato anche detto che solo il vangelo di Tommaso sarebbe più antico dei canonici. Anche questo è falso. Di vangeli gnostici ne sono stati compilati diversi: molti prima dei canonici o mentre anche questi venivano redatti.
Siccome mi occupo con una certa esperienza e ormai da anni di questo, faccio un abbozzo di successione temporale dei Vangeli. Scrivo in maiuscolo i vangeli canonici. Questo lo stato dell'arte della ricerca accademica attuale:
anni 50 circa d.C.:
-Vangelo di Tommaso
-Vangelo della Sofia di Gesù
-Vangelo papiraceo di Ossirinco n.1224
anni 50-65 d.C.:
– VANGELO SECONDO MARCO.
anni 60- 70d.C.:
-Vangelo Egerton
-Vangelo segreto di Marco
-Vangelo di Pietro
-vangelo del Papiro di Fayyum.
anni 75-80 d.C.
-VANGELO SECONDO MATTEO
-VANGELO SECONDO LUCA
-Vangelo degli Egiziani (versione greca, frammenti, il resto perduto)
-Vangelo degli Ebrei
anni 90 d.C :
-VANGELO SECONDO GIOVANNI
-Vangelo segreto di Giacomo
-Vangelo dei Nazorei
-Vangelo degli Ebioniti.
Altri come il Vangelo di Maria, il vangelo di Ossirinco n.840 sono di solo uno o due decenni posteriori al vangelo di Giovanni che è anch'esso piuttosto piuttosto tardo, fatto che non li può dunque invalidare, almeno sotto il profilo cronologico.
Con altri si va un po' oltre e quindi la distanza dalla fonte aumenta.
Ma come vedete sono diversi quelli che addirittura precedono alcuni dei canonici. Se poi si finge di ignorare la ricerca accademica o si inventano fatti inesistenti per blindare il magistero della Chiesa, si può pure fare, ma la cosa è palese. Gli studi ci sono e vi creano notevole imbarazzo.
Non a caso la Chiesa ha sempre temuto la traduzione degli scritti di Nag Hammadi e Qumran
Musashi
Aggiungo anche che vi sarebbe secondo i filologi da supporre che esistesse un vangelo definito " dei segni" che conterrebbe tutti i fatti narrati nella prima parte di Giovanni (fino a Gv 12, 37) e che non hanno riscontro negli altri canonici e testimonianti un diverso significato dei miracoli. Si parla di un certo numero di "segni" in successione che Gesù avrebbe compiuto. Tutti "segni" di cui non vi è traccia alcuna negli altri vangeli canonici. Si pensa, a ragione, che l'autore del vangelo di "giovanni" abbia utilizzato altra fonte, IGNOTA agli altri tre.
Inoltre: essendo " vangelo di giovanni" datato dopo il 90 (per varie ragioni sia infra che extratestuali) si creano delle incongruenze. Nella prima parte, quella dei "segni" si parla della piscina di Betzaeta come ancora esistente. Il che ci fa capire che il Vangelo dei Segni deve risalire a prima del 70 d.C. in cui la piscina venne distrutta.
Si parla poi del Vangelo Q (dal Ted. Quelle) che sarebbe la fonte sia di Luca che di Matteo per tutti i passi che non trovano riscontro in Marco, che sarebbe la fonte degli altri due evangelisti.
Molti vangeli gnostici sembrano "strani" perchè sono raccolte di detti di Gesù (che contengono ANCHE le frasi riportate dai canonici). Questi detti sono raggruppati secondo criterio tematico, e non cronologico. Questo fa pensare che i vangeli gnostici presupponessero o dessero per scontata una "narrazione", e quindi i vangeli canonici… oppure altra fonte di "narrazione" storica. Tuttavia, come detto sopra, i quattro sinottici venivano scritti quasi contemporaneamente, o in alcuni casi persino dopo (!!), talchè la fonte non potevano essere i sinottici.
Da tutte queste considerazioni si è passati ad estendere l'idea di una fonte Q, si parla infatti di IPOTESI Q, cioè l'esistenza di una unica raccolta originaria, più che un protovangelo, una sorta di proto-canone cristiano antico: contenente tutte le testimonianze su Gesù, le sue opere e i suoi insegnamenti (o almeno quelli che fino ad allora si era deciso di mettere per iscritto, non potendosi escludere una contemporanea trasmissione orale).
Da questa fonte unica sarebbero poi venuti molti vangeli, sia gnostici, almeno quelli piu' antichi quelli del I sec. a C., sia i canonci.
Tale ipotesi è attualmente seguita da buona parte del mondo accademico. rimane comunque una ipotesi, non un dogma. Comunque rende conto di tutte le incongruenze testuali, altrimenti non spiegate dall'esegesi cattolica. Tale ipotesi comunque è molto sgradita al mondo cattolico perchè de facto giustificherebbe i vangeli gnostici- nella loro autenticità storica- mettendo non in buona luce la scelta della Chiesa di volerli negare, o farli addirittura sparire.
Musashi
All'autore dell'articolo, molto ben fatto, vorrei però ricordare che la chiesa di Roma non potrà mai ammettere il vangelo di Tommaso per altra ragione: in esso, in particolare in logion 12 viene detto che la guida reale del gruppo degli Apostoli era affidata da Cristo non a Pietro ma Giacomo il Giusto. Questo fatto è pericoloso per due versi: il primo perchè mette ammette l'esitenza di un fratello di Gesù dunque evidenziando eventuali anomalie nella narrazione della vita di Gesù dei canonici. in secondo luogo, anche volendo considerare l'espresione "fratello di gesù" come simbolica o non letterale,si nega la preminenza di Pietro, smentendo Mt 16,18, cioè il ruolo primaziale di Pietro.
Sembra che vi fossero dunque due correnti nella comunità una "petrina" e una di Giacomo.
Inoltre nel logion 13 di tommaso si dice che nè Pietro nè Matteo (fonte dell'affermazione sul primato di Pietro) fossero in grado di comprendere l'insegmaneto profondo del Cristo.
Sembra dunque che una critica alla corrente di Pietro-Matteo, possa adombrare l'esistenza di una linea esoterica posseduta dalla comunità di Giacomo, in contrasto con la corrente di Pietro, quella che poi sposò la "revisione paolina" e da cui nacque forse il cristianesimo "proto-cattolico".
Di sicuro emerge una polemica contro il vangelo di Matteo.
Musashi
Elementi tecnicamente gnostici ve vi sono in Tommaso, sia pure in forma meno estrema che in altri testi di Nag Hammadi, o meglio in forma più velata.
Dai numerosi detti assenti dai canonici emerge una tendenza gnostica.
la ricerca della verità è data dall'illuminazione interiore e cos'è questa se non una Gnosi?
Si dice in Tommaso:" In molti si affollano davanti alla porta, ma sarà il solitario ad entrare nella camera nuziale". Si esalta la via msitica e introriore ed esperienziale rispetto alla forma ecclesiale. poi il riferimento alla camera nuziale potrebbe esser visto come un riferimento al sacramento gnostico del nymphon.
Poi, secondo Tommaso Gesu disse: "Quando vi spoglierete senza vergognarvi, e metterete i vostri abiti sotto i piedi come bambini e li distruggerete, allora vedrete il figlio di colui che vive e non avrete timore."
Riferimento allo spogliarsi e porre sotto i piedi le sette VESTI DI IGNOMINIA, di cui ci siamo vestiti scendendo attraverso le 7 sfere planetarie, insegnamento gnostico.
"Se vi diranno 'Da dove venite?' dite loro, 'Veniamo dalla luce' ". ( E' la luce del Pleroma).
…Anche i riferimenti al Demiurgo o Arconte vi sono: Gesù disse, "Chi conosce il padre e la madre sarà chiamato figlio di meretrice". Questo non ha riscontro alcuno nei sinottici, e non se ne capisce il significato. Significato che è invece palese se si postula l'origine gnostica: il padre e la madre sono i fabbricatori del mondo secondo la Gnosi, da essi nasce lo Spirito contraffatto.
Si potrebbe andare ancora piu avanti…
Infine il riferimento testuale: esso apparteneva ad una biblioteca di cenobiti gnostici, ed era inserito in una raccolta di vangeli gnostici, insieme testi ermetici (che sono Gnosi pagana greco-egizia). Evidentemente gli gnostici del tempo lo ritenevano uno "dei loro".
Musashi
Mi sembra piuttosto che i cattolici vogliano in qualche modo "normalizzare" il vangelo di Tommaso, non potendo negare la sua storicità, e cercano di svuotare la dirompente portata del suo contenuto, attenuandone i contenuti gnostici.
Sarà un caso che la Chiesa indiana del malankar, e quella assira, anticamente collegate con la Gnosi cristiana e avversatrici della dottrina cristologica del Concilio di Calcedonia, siano state fondate proprio dall'apostolo Tommaso?
Musashi
A mio avviso, come anche di altri studiosi, il Vangelo di Tommaso, è un Vangelo gnostico, anzi esso contiene la chiave per leggere in modo gnostico alcuni brani dei sinottici. Esempio: la frase del "tornare come bambini ecc.." che nei canonici non ha sapore gnostico, invece in Tommaso si trova associata al togliersi le vesti di ignominia, tipico mitologhema gnostico.
In pratica esso costituisce un anello di congiunzione fra l'ambiente gnostico originario e i canonici- per altro non immuni da probabili rimaneggiamenti paolini ortodossi volti ad annacquare riferimenti alla gnosi un po' troppo evidenti.
Si cita un articolo di Evans contro la lettura "gnostica" di tommaso, ma Evans è uno dei pochi autori accademici a pensarla così. Inoltre non si può dire che se vi è 10% di affermazioni gnostiche esse sono spurie. sulla base di cosa sono spurie? solo perchè non fanno parte della letteratura sinottica? E' ovvio che si tratta di petitio principii…. Se infatti non apparissero spurie agli occhi dei cattolici non si potrebbe parlare di "tradizione gnostica".
Essere "spurie" rispetto alla forma convenzionalmente presa dal cristianesimo è condizione necessaria sia pur non sufficiente per appartenere ad una corrente gnostica.
Il fatto è che buona parte di questi logia "gnostici" trova riscontro nelle forme piu generali della Gnosi.
E a mio avviso questi brani sono di tenore piuttosto affine con quello di tutto il testo di Tommaso. non si tratta di interpolazioni indebite : la CONTINUITA' ERMENEUTICA con il resto del testo di Tommaso è abbastanza evidente!
In questo senso non sono spuri.
Musashi
Fra l'altro è abbastanza infelice l'osservazione di Sudbury secondo cui esso non è un vangelo gnostico perchè non contiene "parole di passo" o "formule misteriche".
A ben guardare quasi nessun vangelo gnostico, neanche l'Ipostasdi delgi Arconti che è il più spinto, contiene quelle parole di passo. Per due ragioni: il primo è che quelle erano "parole di Potenza", era quasi impossibile che venissero rese per iscritto, in genere erano pertinenza della trasmissione orale. Sono veramente pochi i testi "gnostici" che ne riportano, tipo alcune attribuite a Marcione, e quelle poche a noi giunte si può ben dubitare che siano autentiche.
In secondo luogo un vangelo non è un testo operativo: sarebbe come dire che il vangelo di Marco non è cattolico perchè in esso non si trova la liturgia della Messa!
Infine i vari " logia" del Vangelo di Tommaso, da me citati sopra, espongono una struttura della chiesa in contrasto con quella offerta dai sinottici, quando si parla della guida di Giacomo il Giusto anziche Pietro.
Per questo invece il testo di Tommaso si allinea ad altri vangeli gnostici, come il Libro segreto di Giacomo, la seconda apocalisse di Giacomo, il vangelo di Filippo. in questo senso il vangelo di Tommaso si allinea con gli altri vangeli gnostici, e anzi, essendo piu antico, di essi ci conforta del loro contenuto.
Musashi
L'ultimo passaggio, e l'accenno al vangelo di filippo mi da modo di rispondere a un certo alfareligio che qui mi mosse la critica che i vangeli gnostici non avrebbero alcun valore perchè non conterrebbero riferimenti alle profezie dell'antico testamento.
Posto che non è detto che necessariamente vi debba essere questa continuità, in effetti una certa parte delle correnti gnostiche avversavano in toto l'antico testamento. Questo è dovuto a vari fattori, non ultimo il fatto che le comunità ascetiche del tempo come gli Esseni, nonchè Cristo, avevano uno scontro quasi frontale con l'ortodossia ebraica.
Infine la legge mosaica, secondo una visione astrologica delle forme tradizionali, apparteneva all'età dell'ariete, che veniva a terminare proprio col sacrificio dell' Agnello (= ariete) Cristo. Da qui l'avversione per buona parte dell'AT, peraltro visto come ispirato da Yaldabaoth, un falso dio demiurgico che molti gnostici identificavano con il Geova degli Ebrei (personalmente io ritengo che solo una parte dell'Antico testamento sia di fonte arcontica, altra parte sia però di natura "divina" e altra ancora suscettibile di duplice interpretazione).
……. Tuttavia i vangeli gnostici, contrariamente a quanto mi è stato obiettato, a volte mantengono questi riferimenti alle profezie dell' AT!
Il vangelo di Filippo afferma che Giacomo fratello di Gesù, proprio perchè di stirpe regale e discendente di Davide avesse la guida degli Apostoli.
Secondo un andamento di tipo "dinastico" che troviamo anche nell'islam sciita, non immune da infiltrazioni gnostiche o piu vicino a forme esoteriche.
TOMMASO AUTORE DEL PRIMO VANGELO? di Lawrence Sudbury - Spazio Fatato
[…] dei testi di Nag Hammadi vedi L. Sudbury, “La scoperta del primo Vangelo?”, https://www.centrostudilaruna.it [2] La variabilità del numero dipende unicamente dall’inclusione o meno nel corpus testuale […]